One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18
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Rescooped by Giuseppe Fattori from #eHealthPromotion, #SaluteSocial
May 13, 2016 4:57 PM
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L'incertezza del dono: fundraising, filantropia e legame sociale - di Pina Lalli

L'incertezza del dono: fundraising, filantropia e legame sociale - di Pina Lalli | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Donare è un'attività al tempo stesso sociale ed economica, affettiva e razionale. Cosa accade oggi al dono, nel momento in cui si parla di crisi del welfare state e si rilancia anche nelle socialdemocrazie europee il valore della sussidiarietà pubblico-privato?  E soprattutto cosa implica la filantropia  di un business sempre più attento a cercare di ricostituire la fiducia dei consumatori per far fronte alla crisi economica? Si sperimentano, in effetti, nuove tecniche di marketing che tendono a ridurre il dono ai suoi aspetti economico-razionali, proprio nel tentativo di governarne le dimensioni simboliche ed affettive.

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Scooped by Giuseppe Fattori
May 2, 2016 11:41 AM
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Appropriatezza prescrittiva. Non è facile far lavorare per la salute e l’appropriatezza chi è pagato per la malattia -  Alberto Donzelli, Alberto Nova, Luisa Ronchi - Quotidiano Sanità

Appropriatezza prescrittiva. Non è facile far lavorare per la salute e l’appropriatezza chi è pagato per la malattia -  Alberto Donzelli, Alberto Nova, Luisa Ronchi - Quotidiano Sanità | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

I postulati di Ermete, fatti propri e rilanciati da Cavicchi, e certamente condivisi da noi (e in verità, con diverse sfumature, anche da molti che si sono espressi sul tema, compresa Slow Medicine), sono: “per decidere è necessario anzitutto conoscere, dunque identificare e valutare le migliori prove disponibili: la conoscenza è alla base dell’appropriatezza”
 
Il singolo medico non può possedere “sempre” un livello di conoscenza adeguato per un’azione appropriata nell’esatto momento in cui agisce, per i molti motivi di cui Camerotto e Truppo stilano un elenco lungo e comunque incompleto. Come soluzione, Ermete propone un modo molto efficiente e rispettoso di fornire questa conoscenza (cioè “gli standard” cui la nostra Fondazione Allineare Sanità e Salute e tanti altri fanno riferimento in QS 9 marzo 2016)…

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May 10, 2016 2:27 AM
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Salute e partecipazione della comunità. Una questione politica - di Angelo Stefanini e Chiara Bodini - Sistema Salute

Health and community partecipation. A political issue 

“Siamo partiti dal presupposto che scopo

della medicina è la difesa della salute, di

tutti e di ciascuno: perciò i soggetti del sistema

non possono essere che i cittadini,

oggi troppo spesso considerati invece come

oggetto passivo della società consumistica

anche in questo settore vitale. […] Questa

responsabilizzazione dei cittadini nella gestione

dei servizi… è insomma l’essenza

stessa della democrazia…” (1).

Questo è quanto scriveva oltre quarant’anni

fa Alessandro Seppilli

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May 16, 2016 12:48 PM
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Could wearables and social media be the future of medical trials?

Could wearables and social media be the future of medical trials? | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Wearables and social media might dominate the future of medical trials, according to a new survey that asked members of the Association of Clinical Research Organizations (ACRO) what technologies would be most beneficial and see the most adoption in the next two to five years.

The survey results showed five emerging technologies that are substantially beneficial and could see a substantial increase in adoption over the time period: risk-based monitoring, eConsent, wearables, social media, and real-time analytics.

 

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Scooped by Giuseppe Fattori
May 3, 2016 4:38 PM
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Il paziente empowered co-costruisce il percorso terapeutico - e-Sanit@

Il paziente empowered co-costruisce il percorso terapeutico - e-Sanit@ | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Internet ha un peso sempre maggiore sull’informazione di carattere medico e sul modo con cui si relazionano medici e pazienti. Abbiamo intervistato al riguardo il dottor Giuseppe Fattori

Lei ha scritto un libro intitolato “Social media e promozione della salute”. In quale modo il web2.0 sta trasformando l’interazione tra paziente e medico?
«Oggi la sala d’attesa del medico non è più solamente un luogo fisico ma sta diventando sempre più un’agorà digitale. Tutto ciò grazie ad internet ed al web 2.0, il contatto fra queste nuove tecnologie con il mondo della salute ha cambiato le prospettive ed i rapporti tra i soggetti in campo. 

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May 6, 2016 9:34 AM
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Come prendere decisioni cliniche? Connessi e non isolati

Come prendere decisioni cliniche? Connessi e non isolati | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it
Mi alzo o aspetto la sveglia? Più calda, la doccia? Questa camicia o l’altra? Ogni giorno prendiamo circa trentacinque mila decisioni, contando solo quelle che implicano un minimo di consapevolezza. Se ti sembrano troppe, pensa che – secondo uno studio della Cornell University – più di duecento riguardano solo il cibo e quindi la gran parte delle decisioni è molto personale: dopotutto, se il caffè sarà amaro o con un cucchiaino di zucchero più o meno girato nella tazzina l’influenza sul budget del bar dove l’avremo ordinato sarà marginale.
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April 30, 2016 5:48 PM
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La condivisione dei saperi e l'utopia di un sistema-mondo meno asimmetrico

La condivisione dei saperi e l'utopia di un sistema-mondo meno asimmetrico | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it
Alla base della nostra prospettiva vi è la speranza e la consapevolezza che la diffusione e la condivisione dei saperi e delle conoscenze, attraverso la comunicazione (etica), rappresenti davvero un valore aggiunto di cui i moderni sistemi sociali ad elevata complessità possano, senza dubbio, servirsi per tentare di governare la nuova ipercomplessità (globalizzazione), elaborando un progetto transnazionale forte ed autorevole che coinvolga anche i “soggetti deboli” del sistema-mondo.
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April 9, 2016 10:38 AM
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EDITORIALE - Dr.ssa Antonella Bragla

EDITORIALE - Dr.ssa Antonella Bragla | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Con questo numero proponiamo la sintesi di alcune relazioni presentate al Convegno dal titolo “Forma e Funzione” che si è svolto nel novembre 2015 a Parma organizzato dal CIO.

Il primo intervento è del Prof. Stefano Rozzi che illustra la “Struttura e funzione nel SNC: il concetto di area corticale” . Segue la relazione del Prof. Stefano Guizzardi che affronta un difficile quanto affascinante argomento quale la “Morfogenesi e campi morfogenetici”. Il Dott. Giampiero di Tullio parla del “Significato sistemico dello stress connettivale” con particolare attenzione alla disregolazione della matrice connettivale. Per ultimo Franco Guolo D.O. ci riporta alla pratica con la “Palpazione osteopatica: discriminazione tra forma e funzione”.

 

Buona lettura

 

Hanno collaborato a questo numero Giulio Altadonna, Alessio Livoni, Stefano Matassoni, e Laura Re .

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April 9, 2016 10:35 AM
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Palpazione Osteopatica: discriminazione tra forma e funzione.  Franco Guolo D.O.

Palpazione Osteopatica: discriminazione tra forma e funzione.  Franco Guolo D.O. | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

 Normalmente, quando si parla di forma e funzione in ambito osteopatico, vengono presentati i 5 modelli che spiegano il tipo di approccio dell’osteopata, sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. Il primo è quello biomeccanico e comprende il concetto delle fasce e il più recente concetto di tensegrità, quindi l’aspetto puramente meccanico di risposta elastica e di resistenza dei tessuti connettivi. Il secondo modello è quello circolatorio-respiratorio, e quindi parliamo della legge dell’arteria di Still, che è alla base della ricerca di una buona circolazione a livello tissutale per il mantenimento e recupero dell’attività sia metabolica che catabolica: le recenti scoperte del circolo linfatico anche a livello cerebrale e della rete ortosimpatica vascolare avvalorano l’importanza di questo modello.       

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April 9, 2016 10:26 AM
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Struttura e funzione nel sistema nervoso centrale: il concetto di area corticale.           Prof. Stefano Rozzi

Struttura e funzione nel sistema nervoso centrale: il concetto di area corticale.           Prof. Stefano Rozzi | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Struttura e funzione nel sistema nervoso centrale: il concetto di area corticale

 

                                           Prof. Stefano Rozzi

 

 

Il Prof. Rozzi ha deciso di sviscerare l’argomento partendo dalla relazione struttura-funzione nel S.N.C. con particolare riferimento all’area corticale.

Egli ha presentato una serie di esempi che comprovano come esista uno stretto rapporto biunivoco fra la struttura e la funzione, quindi come la struttura condizioni la funzione ma anche il contrario.

 

La relazione struttura/funzione la si può ritrovare nei sistemi e nei tessuti fino a giungere a livello molecolare. In alcuni casi, come vedremo, una struttura unica sottende funzioni diverse e questo ci permetterà di capire come il rapporto struttura/funzione non sia immutabile, cioè determinato dall’inizio e sempre valido, ma al contrario risulta essere una relazione di tipo “dinamico”.

Questo concetto è importante soprattutto per chi lavora con i pazienti e la clinica, perché costringe a ripensare al concetto di equilibrio e di riequilibrio.

Vedremo come tutto questo non dipende dalla struttura o dalla funzione in sé, ma dall’ambito più ampio in cui essa è inserita.

Still sosteneva: “l’anatomia è importante solo se la posso applicare”.

Con questa frase egli stava dando centralità all’aspetto anatomico per creare una nuova teoria sulla patologia e sulla guarigione.

Come mai centrarsi sull’anatomia ai tempi di Still? cosa spingeva un medico americano a cercare qualcosa di diverso?

A fine ‘800 dal punto di vista medico grandi scoperte si stavano facendo nel campo dell’immunologia e delle neuroscienze, ma poco si stava muovendo sul lato pratico. I medici americani si trovarono ad affrontare la richiesta di cure e benessere da parte di una popolazione notoriamente pragmatica, la richiesta sociale di un miglioramento della medicina era molto forte.

L’intento di Still è stato quello di costruire un approccio medico nuovo basato su quello che già si conosceva, quindi le scienze di base, ponendo la centralità sull’aspetto anatomico e quindi strutturale, creando una nuova disciplina che mettesse al centro l’uomo e la sua salute.

Per questo la gran parte del lavoro osteopatico inizialmente è basato proprio sull’analisi della struttura corporea, quindi articolazioni, ossa, connettivi ecc.

Ed è proprio partendo dal sistema osteo-muscolare che andiamo ad analizzare gli aspetti che comprovano il rapporto struttura-funzione. Sappiamo che esistono diversi tipi di muscoli con struttura diversa: fusiformi e pennati. Per ragioni anatomo-funzionali i muscoli fusiformi sono caratterizzati da un maggior velocità di contrazione mentre i pennati da un maggior forza di contrazione. Quindi due strutture diverse sottendono ad una stessa funzione generale, perché entrambi contraendosi permettono l’avvicinamento di due capi ossei, ma con funzioni leggermente modificate.

Su una singola articolazione lavorano sinergicamente più muscoli fusiformi o pennati che, avendo differenti angoli di lavoro ottimali, permettono di ottimizzare la funzione generale. Questo è un esempio di come strutture parzialmente diverse concorrono alla stessa funzione.

 

Scendendo di livello, sappiamo che la capacità contrattile di un muscolo è data da particolari proteine, actina e miosina, i cui filamenti costituiscono le miofibrille. Esse sono organizzate in singole fibre muscolari le quali sono separate fra loro da una membrana connettivale chiamata endomisio. Diverse fibre muscolari formano il fascicolo muscolare, avvolto anch’esso da una membrana connettivale chiamata perimisio. Tanti fascicoli muscolari costituiscono il muscolo intero che a sua volta è inguainato dall’epimisio, sempre della stessa struttura connettivale degli altri due.

Il perimisio continua nella struttura del tendine permettendo l’ancoraggio del muscolo all’osso. Perimisio, endomisio ed epimisio sono la stessa struttura connettivale e sono in continuità anatomica. Questo particolare anatomico ha un significato funzionale molto importante perché spiega come per il muscolo non sia importante solo l’unità contrattile, ma anche le strutture di connettivo che gli conferiscono doti di elasticità e resistenza, e che soprattutto permettono la trasmissione di una forza che nasce a livello molecolare sino a giungere a livello del tendine e quindi a livello del capo articolare.

Inoltre esiste anche un collegamento diretto fra le proteine contrattili della fibra muscolare (actina e miosina) ed endomisio. Esso è stato ampiamente studiato ed è attribuibile ad alcune proteine (fra cui le proteine della famiglia delle distrofine e delle laminine) ancorate fra le linee Z, di pertinenza del sarcomero fino alle strutture connettivali.

Scendendo ulteriormente di livello, quindi arrivando a livello cellulare, sappiamo come il muscolo si attivi partendo da un segnale elettrico del sistema nervoso, che inducendo modificazioni biochimiche ne provoca la contrazione. Sappiamo inoltre che le differenze di potenziale si distribuiscono seguendo le membrane cellulari senza mai entrare dentro la cellula. Quindi, come fa questo segnale elettrico a giungere all’interno della cellula permettendone la sua attivazione? Anche in questo caso la struttura risulta cruciale per permettere la funzione. Infatti la membrana delle cellule muscolari è caratterizzata dalla presenza di profondissime invaginazioni (tubuli T) attraverso le quali il segnale riesce a raggiungere la cellula muscolare stessa.

Questa continuità anatomo-funzionale prosegue a livello ancora più microscopico. La contrazione muscolare avviene attraverso lo scivolamento dei filamenti proteici di actina e di miosina. Ogni filamento di miosina è circondato da un esagono di 6 filamenti di actina. I filamenti di actina e miosina sono collegati fra loro con dei ponti trasversali, che non sono mai sincroni gli uni con gli altri.

Questo particolare della non sincronicità è fondamentale perché permette, durante la contrazione muscolare, che le forze elastiche delle strutture non abbiano il sopravvento sulla contrazione stessa e quindi non ne venga vanificata la funzione.

Fino a questo punto abbiamo suffragato l’ipotesi che la struttura sia fondamentale per la costruzione della funzione. Se si analizza la miosina, si può osservare che presenta delle catene leggere e pesanti, quest’ultime rappresentate da braccetti che consumando ATP, cambiano la loro struttura flettendosi ed estendendosi e quindi in un certo senso “camminano” sul binario rappresentato dall’actina, favorendone l’avvicinamento. Una struttura simile la si ritrova a livello del neurone, e viene utilizzata per il trasporto di sostanze dal centro della cellula alla periferia e viceversa. Quindi, la stessa struttura può avere ruoli diversi a seconda del contesto in cui si trova: nel muscolo questa proteina permette l’accorciamento meccanico, nel neurone la stessa proteina mobilizza sostanze a livello intracellulare. Queste vengono definite “macchine molecolari naturali”.

Jacques Monod, premio Nobel negli anni ’70 per le sue scoperte genetiche, fondò il termine di teleonomia quale “finalismo insito nelle strutture e nelle forme tipiche degli organismi viventi dovuto all’azione della selezione naturale, che favorisce le strutture e le funzioni adatte allo svolgimento delle attività vitali ed elimina quelle inadeguate”.

Egli ipotizza che sia insito nella struttura stessa delle molecole biologiche un finalismo intrinseco (teleonomia) che è tipico delle strutture viventi e che è in grado di autorganizzarsi. Quindi per selezione naturale permangono solo quelle strutture che hanno una forma che porta un vantaggio, mentre le altre vengono dismesse e non trasmesse alla generazione successiva.

Rimanendo a livello molecolare, se è vero che una struttura ha una particolare funzione, ci aspettiamo però che una sua modificazione porti ad un cambiamento, almeno in parte, delle funzioni che sottende. A tal proposito portiamo ad esempio la mioglobina e l’emoglobina. Esse sono strutturalmente simili, entrambe hanno un gruppo eme contenente ferro allo stato ferroso che ha la funzione di legare in modo reversibile l’ossigeno per prenderlo dove ce n’è tanto e cederlo dove ce n’è poco. Però, mentre la mioglobina ha una sola struttura proteica, l’emoglobina è costituita da quattro strutture proteiche e questo si riflette sulla funzione: infatti, per questo particolare, l’emoglobina risulta molto più difficile da saturare rispetto alla mioglobina. La mioglobina presente nel muscolo risulta quindi molto più “avida” di ossigeno.

Una cosa completamente opposta avviene nel caso della clorofilla. Il gruppo prostetico è strutturalmente identico a quello dell’emoglobina, tranne per il fatto che anziché contenere ferro contiene magnesio. Questo piccolo particolare cambia completamente la funzione.

Quindi non è importante solo la struttura di per sè, ma la struttura nel suo contesto.

Altro esempio è quella della pleura e del peritoneo che dal punto di vista istologico sono epiteli simili, ma con funzioni molto diverse.

Passando al S.N.C., a livello della corteccia cerebrale esiste un’organizzazione in aree morfologicamente diverse perché le cellule che le costituiscono sono organizzate architettonicamente in modo differente. Queste differenze strutturali corrispondono anche a funzioni diverse, tanto è vero che lesioni di un’area rispetto a un’altra portano ad effetti profondamente diversi. Al contrario, la corteccia cerebellare è architettonicamente omogenea, ma lesioni della corteccia cerebellare di aree diverse portano a effetti diversi, quindi evidentemente svolgono funzioni diverse. Probabilmente questo paradosso è causato dalle differenti afferenze che arrivano nelle varie aree cerebellari e che determinano funzioni diverse.

Gerald Edelman, padre della immunologia moderna, sosteneva che la cosa più importante del nostro sistema nervoso centrale è la sua anatomia e questa frase assomiglia a quanto sosteneva Still. Edelman sosteneva inoltre che la modalità secondo cui i neuroni si strutturano e funzionano per gruppi è sempre epigenetica e mai per istruzioni del genoma: quindi possiamo affermare che non è mai la pura genetica che determina come i neuroni si raggruppino e di conseguenza la funzione che vengono a svolgere. Da qui si evince non solo come la struttura determini la funzione ma come la funzione modifichi la struttura stessa.

Questo aspetto complica la localizzazione delle funzioni a livello del sistema nervoso centrale.

Le informazioni vengono processate a livello midollare in maniera molto precisa e con un buon livello di organizzazione che si mantiene sia nel talamo che nella corteccia cerebrale somatosensoriale primaria. Questa organizzazione somatotopica non è fissa ed immutabile.

In un classico esperimento hanno addestrato una scimmia a girare un disco sempre con tre dita registrando i campi recettivi della corteccia somatica correlata. Inizialmente tale regione era piccola ma dopo qualche giorno di esercizio questa area si era notevolmente estesa. Questo testimonia che non è la struttura che determina la funzione in maniera unidirezionale, ma che la funzione modifica la struttura.

Stessa cosa anche a livello muscolare. Abbiamo infatti delle fibre muscolari lente e veloci. La loro differenziazione a livello embrionale dipende esclusivamente dalla frequenza di scarica con cui i neuroni la guidano. Se la scarica avviene ad alta frequenza essa diventa fibra bianca al contrario fibra rossa.

Lo stesso fenomeno è quello della plasticità. In un paziente amputato di arto superiore la regione somatotopica si modifica. In parte viene riciclata per codificare l’area della bocca e della faccia in parte rimane “ancorata” alla sua idea di mano. Toccando ad esempio la faccia, avrà delle sensazioni riferibili all’arto che non ha più (arto fantasma).

Interessante è il caso clinico di un paziente operato da sveglio per tumore in area motoria primaria. Il tumore non ha distrutto la funzione, infatti il paziente lamentava sintomi da aumentata pressione endocranica, ma non da perdita di funzioni. Attraverso l’indagine elettrofisiologica intraoperatoria è stato possibile notare che la rappresentazione somatotopica era stata dislocata più anteriormente e ventralmente. Dal punto di vista clinico conoscere questo aspetto è importante perché rende possibile l’asportazione dell’area tumorale senza compromettere le funzioni. In questo caso decidere di asportare il tumore è proprio relativo all’esito di questa valutazione funzionale. Occorre essere certi che la funzione sia garantita e che le aree si siano adattate, ma al tempo stesso non aspettare oltre questo adattamento per non compromettere le funzioni stesse in caso di crescita del tumore che provocherebbe una pressione eccessiva con probabile ripercussione sulla funzione.

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April 9, 2016 10:08 AM
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IL SIGNIFICATO SISTEMICO DELLO STRESS CONNETTIVALE
Relatore Dott. GIAMPIERO DI TULLIO

IL SIGNIFICATO SISTEMICO DELLO STRESS CONNETTIVALE<br/>Relatore Dott. GIAMPIERO DI TULLIO | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

IL SIGNIFICATO SISTEMICO DELLO STRESS CONNETTIVALE

Relatore Dott. GIAMPIERO DI TULLIO

 

Nelle patologie croniche il problema è che non esiste mai una sola causa, ma c’è un percorso di pathos del paziente che coinvolge il tessuto connettivo e che rappresenta un ponte tra i medici clinici e gli osteopati che lavorano essenzialmente sul sistema fasciale. Il titolo della relazione è “ IL SIGNIFICATO SISTEMICO DELLO STRESS DEL CONNETTIVO” dal punto di vista generale clinico del medico e dal punto di vista dell’osteopata.

 

 

Ippocrate fa dei grandi richiami alla biodiversità dei percorsi di ognuno di noi e dice che “le stagioni determinano le forme; ora le stagioni differiscono tra di esse , la medesima stagione differisce da sé stessa nei diversi paesi e le forme degli esseri viventi rappresentano tutte queste diversità”. Quindi è evidente che biodiversità vuol dire che ogni paziente con patologia cronica avrà un suo diverso percorso di natura patobiografica ed è questo che la medicina sistemica cerca tutte le volte di svelare.                             “L’uomo è una comunità, siamo cellule in continuo scambio, in continua comunicazione e collaborazione ai fini della sopravvivenza” dice Lipton, ma noi sappiamo che nella vita dell’essere umano c’è sempre uno scopo superiore, ci sono valori e pensieri superiori che non si basano sulla semplice sopravvivenza . Le radici dello stress cronico sono sempre basate non tanto sulla necessità di sopravvivere, ma anche sulla necessità di esprimere la propria personalità, la propria individualità , il proprio bisogno di affermazione e questo inevitabilmente si può riflettere sui tessuti .                                                                                                       Un altro contributo è quello di F. Capra che dice “ tutti i sistemi naturali sono una rete di componenti più piccole che sono in interconnessione dinamica continua, cioè sono reti all’interno di altre reti”.                     Il superamento del pensiero lineare non è altro che il pensiero non lineare; infatti nei sistemi biologici ciò che entra non è mai necessariamente ciò che esce , cioè esiste sempre la possibilità che un singolo stimolo possa evolvere con percorsi diversi con molti potenziali effetti . Questo ha il suo lato positivo, infatti ad esempio uno stimolo di riequilibrio può innescare effettivamente una ridondanza di riequilibrio nel corpo, ma uno stimolo traumatico stressogeno cronico può purtroppo nel tempo fissare una memoria disgregolativa.

Il nostro modo di fare diagnosi ( quello della medicina sistemica) non è quello classico, ma è un disegno che è un insieme di punti nodali in cui il sistema si è disregolato ed è possibile ricostruirlo con la biografia dei pathos, dei disagi che si sono instaurati ed espressi nella vita di questa persona. Quello che cerchiamo di richiamare è la possibilità di ricostruire questo percorso eziopatogenetico in modo dinamico, con particolare riferimento ad un termine che adesso useremo e che sta tra forma e funzione e cioè regolazione.                                                             Il DESIGN PATOBIOGRAFICO è l’insieme di tutti i momenti in cui il sistema si è disregolato producendo autopoieticamente, questa parola è estremamente importante, un nuovo stato di equilibrio che potrebbe inevitabilmente talvolta portare, nelle patologie croniche, ad un adattamento disfunzionale che si manifesta con dei sintomi , non solo a livello meccanico, ma anche a livello biologico e di regolazione in particolare a livello della matrice connettivale.                                                                                                                       I tre quarti di accessi ospedalieri e/o ambulatoriali sono costituiti da patologie croniche che si presentano con una moltitudine di manifestazioni e che hanno un lungo percorso patobiografico nel tempo e nello spazio . Quindi una patologia cronica si manifesta come il risultato di una serie di disagi, che hanno creato sintomi purtroppo mal interpretati o addirittura non interpretati.

Quindi le patologie croniche hanno bisogno di metodologie diagnostiche che non siano solo locali ma che abbiano una visione sistemica e soprattutto necessitano di strategie terapeutiche che siano multidisciplinari e che si possano sinergizzare tra loro.   Per fare un esempio non dobbiamo dimenticare che noi abbiamo una vita dentro che lavora in simbiosi con noi, che è parte del nostro sistema adattativo esattamente come lo è il sistema miofasciale e si chiama MICROBIOTA. La relazione con il microbiota è importantissima ed è fondamentale da un punto di vista osteopatico, in quanto esso rappresenta un pacemaker della vita infiammatoria o dell’equilibrio di una grande zona del corpo umano che è la cavità addominale di cui spesso l’osteopata si occupa.                                                                                                                                   Un’altra cosa che è fondamentale per la salute cellulare è l’ambiente che gli sta intorno ed è quello che il Prof. Bottaccioli chiama “significante epigenetico”. Questo ambiente, si chiama MEC ( matrice extra-cellulare ). Nel nostro lavoro dobbiamo quindi tenere in considerazione i circuiti di interconnessione tra cellule, microbiota e MEC.                                                                                                                                                               Nella medicina sistemica noi teniamo ben presente soprattutto quando ricuperiamo le storie dei pazienti , il DESIGN PATOBIOGRAFICO e cioè i rapporti tra:

  • Cibo
  • Intestino –microbiota
  • Sistema metabolico
  • Sistema immunitario
  • Sistema ormonale
  • Sistema di ricambio e vascolare
  • Sistema neurovegetativo
  • Sistema di tensegrità e cioè sistema miofasciale
  • Sistema adiposo
  • Cervello
  • Funzioni psichiche

Ognuno di questi sistemi in realtà può regolare e cronicizzare l’infiammazione. Il sistema adiposo per esempio negli ultimi 10 anni non è più visto come serbatoio di errori calorici o un serbatoio di tessuto inerte ma è un tessuto regolativo, produce citochine, neuro ormoni, e quindi possiamo dire che è un sistema dinamico che interagisce continuamente e parla con gli altri sistemi. Le funzioni psichiche producono le interconnessioni e abbiamo visto che certi pathos sul piano emozionale possono condurre a delle modulazioni in senso ipo o ipertrofico del sistema nervoso e anche del cervello. Un altro sistema adattativo fondamentale è il sistema posturale e allora compare la FASCIA come sistema integrato adattativo, essenzialmente meccanico, dove sia la struttura che la funzione s’intersecano continuamente. Forma e funzione s’interconnettono continuamente sia per la struttura biochimica che per quella biofisica e gli osteopati sanno bene che siamo un corpo biofisico, elettrico, di biorisonanza, elettromagnetico, di energie ultrasottili e non siamo solo struttura biochimica. Dall’altro lato sappiamo sia in termini meccanici che in termini biologici che esiste una direzione e uno scopo per la funzione ; facendo ricerche devo dire che mi è piaciuta molto l’idea della “tensegrità” e questa immagine di noi che siamo meccanicamente isole di compressione e tensione che però galleggiamo in un mare bilanciato e che è in autoregolazione continua.   Quindi TENSEGRITY (Tensione + Integrità) è un termine che rende molto bene l’idea di come a livello biomeccanico le cose funzionano. Questo concetto prevede che ci sia un’interconnessione meccanica e funzionale sistemica e che questo si traduca poi in una capacità dinamica che ci consente di adattarci attraverso il sistema posturale a qualunque stimolo pervenga dall’esterno. Quindi questa capacità dinamica posturale che per ora è solo biomeccanica di regolazione è una parte importante della nostra capacità adattiva, fondamentale sia per la longevità in salute che per il benessere.

La capacità dinamica posturale non è solo figlia della forma e della funzione della rete di tensegrità , ma è figlia della regolazione operata dalla MEC con il suo contenuto cellulare : una disregolazione acuta a livello posturale genera uno stress infiammatorio intercorrente e crea una disfunzione temporanea della nostra capacità autoregolativa dell’infiammazione sia a livello locale che sistemico.

Il problema più importante è nelle disregolazioni croniche del sistema posturale e quindi del sistema miofasciale che sono concause importanti e/o talvolta determinanti di tipo disregolativo per l’intero sistema. Questo significa che in ogni patologia cronica c’è una componente disregolativa di natura mio fasciale : la fascia soffre o a causa della patologia cronica o perché ha generato la patologia cronica , anche se questa si è espressa in un altro sistema completamente diverso .   Questo è un modo sistemico di ragionare: in pratica diremo che le disregolazioni croniche del sistema posturale rappresentano un rumore infiammatorio sistemico persistente che altera la fisiologica capacità di autoregolazione dell’infiammazione. In Medicina Sistemica diamo molta importanza all’evoluzione infiammatoria e vediamo che il passaggio dall’infiammazione cronica focale di un singolo trauma o di un singolo focus infettivo all’evoluzione multifocale sommata magari a disturbi di natura miofasciale, configura quel rumore di fondo che si chiama infiammazione cronica sistemica o inflammasoma, o low grade chronic systemic inflammation . Da lì si diparte la possibilità di fare infiammazioni croniche degenerative o con caratteristiche metabolicamente ancora attive e cioè infiammazioni croniche autoimmuni.                                                                                 In Medicina sistemica definiamo un flogotipo disbiotico, flogotipo intossicato, flogotipo stressato e neuro-immune, dismetabolico e vediamo che, per esempio, i problemi posturali riguardano molto più spesso il flogotipo stressato neuroimmune.   Negli stati disnutrizionali invece l’infiammazione cronica sistemica è di basso grado e quindi dà poco segno di sé o lo dà con disagi che devono essere interpretati altrimenti s’innesca un vortice con un graduale esaurimento del metabolismo di base, quello che produce energia e ricambio plastico. La conseguenza sarà un invecchiamento precoce con riduzione del numero dei mitocondri , rallentamento della codifica degli enzimi principali nel DNA con un rallentamento del ciclo di krebs , quindi una evoluzione attraverso la comparsa di stati infiammatori cronici .

Il continuo regolarsi tra forma e funzione porta al concetto di REGOLAZIONE o transàformaàazione : nel network del tessuto connettivo la trans-forma-azione si basa sulla dinamicità della matrice che si chiama RIMODELLAMENTO. Quella dinamicità vede durante il giorno una fase CATABOLICA AUTOLITICA( tra le 5 del mattino e le 15 del pomeriggio ) nella quale la matrice si rinnova a cui segue una fase ANABOLICA DI TIPO PLASTICO (tra le 17 del pomeriggio e le 5 del mattino): c’è anche un passaggio attorno alle 15,30-16 del pomeriggio che è la fase di VAGOTONIA. Lo stato fisiologico della matrice pulita si chiama stato fisiologico di SOL perché è essenzialmente legata con acqua polarizzata in una condizione di basicità della matrice. Le Funzioni del Rimodellamento della MEC sono:

  1. Modificazione ritmica della struttura del collagene che si rinnova nell’arco di 9 mesi ( 1-2% al giorno).
  2. Degradazione enzimatica di sezioni della MEC, in particolare dei glicosaminoglicani e il rinnovo giornaliero dei proteoglicani
  3. Degradazione enzimatica delle membrane basali
  4. Mantenimento e regolazione dell’ambiente cellulare ( per esempio nello sviluppo e nella morfogenesi fetali è il tessuto della MEC che promuove, stimola, ricambia, ed evolve)
  5. Migrazione cellulare e angiogenesi
  6. Movimento molecolare di citochine, ormoni, neuromediatori , metaboliti, etc. dal sistema vascolare verso la cellula

Quindi come si vede c’è un continuo flusso di mediatori e di proteine e da questa bilancia deriva la capacità del rimodellamento circadiano della matrice. Questa bilancia ovviamente subisce l’influenza sistemica ed è organizzata in diversi livelli. Il primo livello è l’espressione che avviene a livello genico ed è la TRASCRIZIONE che è influenzata da:

  1. Se ad esempio una persona ha un’insonnia cronica ( disturbo molto grave da un punto di vista neuroendocrino) ciò si traduce in una alterazione del rimodellamento e in particolare nell’accorciamento della prima fase (catabolica) ed un allungamento della seconda fase (anabolica). Ci sarà quindi una produzione eccessiva di fibre a scapito del glucosaminoglicano con acqua libera non polarizzata ( ritenzione idrica) ma ci saranno dei punti della fascia in cui percepiamo una ipertrofia in particolare reticolare e del collagene in quanto cambia la composizione della forma        ( punti miogelotici).
  2. Gli ormoni, in particolare il cortisone , il 17 betaestradiolo e la prolattina
  3. I Neuropeptidi nelle situzioni di allarme ( noradrenalina ed adrenalina)
  4. Le citochine in condizioni croniche. Il rumore di fondo infiammatorio si esprime con una iper-espressione di citochine infiammatorie ( TNF Alfa, interleuchina 6 , interleuchina beta, interleuchina 10 ).
  5. Fattori di crescita
  6. Stress ossidativi
  7. Agenti chimici

Il secondo livello e cioè l’ATTIVAZIONE EXTRACELLULARE è influenzato da :

  1. Stress meccanico (piezoelettrico e quindi le tensioni del sistema fasciale)
  2. Le citochine
  3. Stress ossidativo
  4. Gli ultravioletti B e il calore
  5. Il pH che è decisivo regolatore della matrice
  6. Endoproteasi cellulari
  7. Agenti non proteolitici

ESEMPIO: nella fase catabolica autolitica del mattino, nella fase SOL, sono il cortisolo e l’insulina che hanno una funzione regolatrice e viceversa il GH e il Glucagone sono a livelli bassi . Man mano che passiamo alle 15-17 del pomeriggio aumenta il GH , aumenta il Glucagone , dovrebbero scendere l’insulina e il cortisolo e quindi la matrice dovrebbe fare la sua fase di ricostruzione. Mai mangiare zuccheri dopo le 5 del pomeriggio ( frutta, dolci , pasta e pane) in quanto in presenza di una infiammazione cronica non possiamo incrementare il cortisolo che è già spostato nella sua circadianità e non possiamo incrementare la fase di produzione fibrosa nella matrice, altrimenti il rischio è una artrosi precoce con noduli articolari. Parlando del pH, in una acidosi metabolica tissutale troviamo un viraggio da stato SOL a stato GEL della matrice che assume un aspetto fibroso, con ipertrofia del collagene, perdita di elasticità della fascia a favore di irrigidimenti palpabili.

Vediamo alcuni esempi di disregolazione della matrice:

- disregolazione meccanica piezoelettrica:

  1. Stress cronico miofasciale (posturale)
  2. Esposizione cronica e campi elettromagnetici
  3. Campi geopatici
  4. Intossicazione da metalli pesanti
  5. Terapie radianti
  6. Campi di disturbo biofisici e biochimici ( le cicatrici, le aderenze) che rappresentano un campo di disturbo del cambiamento della matrice
  7. Le protesi a scopo ergonomico che sono disfunzionali

- disregolazione metabolica:

  1. Tossici alimentari
  2. Autointossicazioni intestinali
  3. Tossicosi jatrogene
  4. Alto livello di R.O.S ( radicali liberi )
  5. Alterazioni microcircolatorie
  6. Acidosi tissutale
  7. Metaboliti da flogosi cronica

- disregolazione neuroimmunoendocrina:

  1. Stress cronico ( burnout )
  2. Eccesso di citochine proinfiammatoire
  3. Endocrine disruptos alimentari ( diossineà disturbatori degli ormoni)
  4. Flogosi sistemica cronica di basso grado
  5. Blocchi e conflitti emozionali
  6. Stress cronico miofasciale (posturale)
  7. Disturbi del sonno
  8. Patologie immunitarie croniche
  9. Patologie endocrine croniche
  10. Sickness behavour ( stati d’animo e pensieri negativi)

Quindi è molto importante servirsi di una terapia che stimoli o riabiliti il rimodellamento della MEC visto il suo ruolo nelle patologie croniche . Ovviamente si parla di rimodellamento non solo attraverso le medicine ma anche attraverso strategie di riabilitazione quali:

  1. Terapie del movimento ( bioenergetica, ginnastica posturale, kinesiologia, meditazione)
  2. Terapie meccano-energetiche ( manualità fasciali, tecniche di Osteopatia, ergonomia)
  3. Terapie strumentali

Il medico sistemico interviene attraverso:

  1. Nutrizione regolativa sistemica ( bioenergetica, dieta antitossica, antiflogistica)
  2. Stimoli emuntoriali e rimodellamento della MEC( integratori, fitoterapia, omotossicologia)
  3. Terapia biologica d’informazione ( omeopatia, ormoni e immunoterapia low-dose)
  4. Relazione interpersonale ( ascolto attivo, counseling, alleanza terapeutica)

CONCLUSIONI – I punti chiave della mia relazione sono:

  1. Visione sistemica come esigenza di innovazione in medicina
  2. Necessità del pensiero medico sistemico nelle patologie croniche
  3. La fascia come regolatore sistemico meccanico, biofisico e biochimico
  4. Network connettivo miofasciale come espressione adattativa sistemica
  5. Dinamicità circadiana e rimodellamento della MEC nel sistema miofasciale
  6. Importanza della regolazione e del modellamento della MEC per il benessere cellulare
  7. Lo stress cronico connettivo miofasciale produce disregolazione della MEC
  8. La disregolazione della MEC ha conseguenze sia locali che sistemiche
  9. Importanza della terapia riabilitativa MEC nelle patologie croniche
  10. Necessità di sinergia multidisciplinare sullo stress connettivale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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April 9, 2016 9:16 AM
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Writing about literature in the social media age

Writing about literature in the social media age | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it
In the times of Twitter, what does talking about literature mean? Who are the people that can make an influence? How can we say a lot with only 140 characters? Twitter has become the most simple and immediate way to talk about books and, especially, to promote them. It is a way to have a direct contact with the public, in particular for author
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March 29, 2016 3:56 AM
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Addyi + Alcohol = 1 Death So Far. FDA Not Concerned.

Addyi + Alcohol = 1 Death So Far. FDA Not Concerned. | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

During clinical studies of the female libido drug flibanserin, a 54-year-old woman taking the drug died of "acute alcohol intoxication" and a senior regulator at the FDA concluded that "it is not possible to exclude a role of flibanserin in this patient's death." It was possible, though, for the agency to approve the drug, which will soon be marketed by Valeant as Addyi, after acquiring the drug in a $1 billion buyout.


That interaction between the drug and alcohol was a major concern at the FDA, as regulators balanced the risks posed by a drug that they knew had only a modest impact on improving the number of sexually satisfying events in the average month of women who suffered from a chronic absence of such experiences. Looking at the broad data available for the review, the overall improvement in satisfaction scores hovered around 10% compared to placebo, noted Dr. Hylton Joffe, director of the Division of Bone, Reproductive and Urologic Products at the FDA, in a memo dated August 18.


As Bloomberg first reported today, the memo covers an internal discussion at the FDA over the controversial drug, including a hesitation on one reviewer's part to approve a female sexual dysfunction drug with a known interaction risk with alcohol, when most of the subjects recruited for the safety trial were men.


Joffe, though, concluded that a slate of postmarketing studies along with a program requiring prescribing doctors and pharmacists to consistently warn women to avoid alcohol while taking the daily drug was sufficient to warrant an approval for the first such drug to hit the market.


There's also little doubt, though, that a large number of women in the target population for this drug will continue to drink.


"According to the Centers for Disease Control and Prevention (CDC), among non-pregnant women 18-44 years of age in the United States (2006-2010), approximately 50% reported drinking alcohol within 30 days of taking the self-reported survey and approximately 15% reported binge drinking (four or more drinks on one occasion) at least one time during that same timeframe," writes Joffe.



Via Pharma Guy
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May 16, 2016 12:47 PM
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Wearables don't lead to changes in health habits--yet

Wearables don't lead to changes in health habits--yet | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

There are a plethora of devices to track physical activity, but they're not yet useful for changing behavior, according to a group of researchers. However, they say that the rising wave of mHealth wearables could help solve that problem. 

A research team, representing universities in the United Kingdom and Australia, assessed characteristics and measurement properties of 82 self-monitoring activity devices. While a good majority track motion, very few were found to measure sedentary behavior, according to a study published in the Journal of Medical Internet Research.

 

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May 16, 2016 12:45 PM
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Greater social media use tied to higher risk of eating and body image concerns

Greater social media use tied to higher risk of eating and body image concerns | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Logging on to social media sites frequently throughout the week or spending hours trolling various social feeds during the day is linked to a greater risk of young adults developing eating and body image concerns, a University of Pittsburgh School of Medicine analysis discovered.

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May 10, 2016 6:24 PM
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Community-Based Prevention Marketing for Policy Development: A New Planning Framework for Coalitions” | Partecipasalute.it

Community-Based Prevention Marketing for Policy Development: A New Planning Framework for Coalitions” | Partecipasalute.it | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Promuovere il consumo di cibo sano: un nuovo modello di marketing sociale per identificare e promuovere politiche basate sulle evidenze, per la promozione della salute e la prevenzione di malattie.

Il Community-based prevention marketing (CBPM) applica strategie e tecniche del marketing alla progettazione, all’implementazione e alla valutazione di programmi o politiche per la promozione della salute o per la prevenzione di malattie.
Data la mancanza di un quadro sistematico per l'identificazione, la selezione e la promozione di politiche basate sull'evidenza, risulta necessario un cambio di prospettiva.

 

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May 14, 2016 8:54 AM
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Fostering Sustainable Behavior: An Introduction to Community-Based Social Marketing

Fostering Sustainable Behavior: An Introduction to Community-Based Social Marketing | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it
McKenzie-Mohr and Associates, based in Fredericton, Canada, provides online forums where information regarding fostering sustainable behavior and community-based social marketing can be freely exchanged.

This book is about making the transition gracefully. It provides a comprehensive introduction to community-based social marketing and how it is being applied throughout the world to foster sustainable behavior. It introduces the five steps of communitybased social marketing (selecting behaviors, identifying barriers & benefits, developing strategies, conducting a pilot, and broad-scale implementation), and showcases numerous programs illustrating its use. 

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May 16, 2016 12:46 PM
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The next revolutionary medical instrument? Your smartphone(Wired UK)

The next revolutionary medical instrument? Your smartphone(Wired UK) | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

This article was first published in the June 2016 issue of WIRED magazine. Be the first to read WIRED's articles in print before they're posted online, and get your hands on loads of additional content by subscribing online.

Uber, Facebook, Alibaba and Airbnb all have something in common: none of these companies owns the asset that generates its unprecedented revenue (taxis, content, inventory and property rental). This new business model is overhauling key industries throughout the economy. What is the equivalent in healthcare?

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May 2, 2016 11:21 AM
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Sanità KM Zero: Progetto "Oltre il CUP" - Arsenàl.it 

Sanità KM Zero: Progetto "Oltre il CUP" - Arsenàl.it  | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Questo progetto sperimentale si propone di superare lo spostamento fisico di persone e documenti mediante l'adozione della ricetta digitale.

Obiettivo del progetto:

Abbandonare l’attuale sistema di accesso alle visite specialistiche e agli esami di laboratorio basato sulla prescrizione cartacea cioè la famosa ricetta medica, rossa, con le caselline, che il nostro medico di famiglia compila ogniqualvolta abbiamo necessità di accedere ai servizi del sistema sanitario.
Ovviamente non si tratta di mettere semplicemente nel cassetto il blocco delle ricette e utilizzare “qualcosa che si fa con il computer”: il progetto prevede una vera e propria rivoluzione.
L’obiettivo finale è offrire la possibilità all’assistito di saltare i passaggi compresi tra la primissima visita ambulatoriale e la valutazione degli esiti di un qualsiasi esame da parte del proprio medico di riferimento.
Insomma, far risparmiare tempo e denaro a tutti (cittadino, medico di famiglia, sistema sanitario), riducendo al minimo gli errori e le incomprensioni tra i diversi attori coinvolti nel processo e supportando il fondamentale ruolo del medico.

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April 30, 2016 4:52 PM
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I rischi di un cittadino connesso senza cultura - di Piero Dominici

I rischi di un cittadino connesso senza cultura - di Piero Dominici | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

L’innovazione tecnologica è da sempre un fattore strategico di cambiamento dei sistemi sociali e delle organizzazioni, ma senza una cultura della comunicazione, una visione sistemica della complessità e, a livello di decisore politico, politiche sociali in grado di innescare e supportare il cambiamento culturale, diventa un’innovazione mancata

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April 9, 2016 10:40 AM
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Il significato sistemico dello stress connettivale. Dott. GIAMPIERO DI TULLIO

Il significato sistemico dello stress connettivale. Dott. GIAMPIERO DI TULLIO | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

 

Nelle patologie croniche il problema è che non esiste mai una sola causa, ma c’è un percorso di pathos del paziente che coinvolge il tessuto connettivo e che rappresenta un ponte tra i medici clinici e gli osteopati che lavorano essenzialmente sul sistema fasciale. Il titolo della relazione è “ IL SIGNIFICATO SISTEMICO DELLO STRESS DEL CONNETTIVO” dal punto di vista generale clinico del medico e dal punto di vista dell’osteopata.

 Ippocrate fa dei grandi richiami alla biodiversità dei percorsi di ognuno di noi e dice che “le stagioni determinano le forme; ora le stagioni differiscono tra di esse , la medesima stagione differisce da sé stessa nei diversi paesi e le forme degli esseri viventi rappresentano tutte queste diversità”. Quindi è evidente che biodiversità vuol dire che ogni paziente con patologia cronica avrà un suo diverso percorso di natura patobiografica ed è questo che la medicina sistemica cerca tutte le volte di svelare.   

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April 9, 2016 10:30 AM
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Struttura e funzione nel sistema nervoso centrale: il concetto di area corticale.  Prof. Stefano Rozzi

Struttura e funzione nel sistema nervoso centrale: il concetto di area corticale.  Prof. Stefano Rozzi | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Struttura e funzione nel sistema nervoso centrale: il concetto di area corticale

 

Il Prof. Rozzi ha deciso di sviscerare l’argomento partendo dalla relazione struttura-funzione nel S.N.C. con particolare riferimento all’area corticale.

Egli ha presentato una serie di esempi che comprovano come esista uno stretto rapporto biunivoco fra la struttura e la funzione, quindi come la struttura condizioni la funzione ma anche il contrario.

 

La relazione struttura/funzione la si può ritrovare nei sistemi e nei tessuti fino a giungere a livello molecolare. In alcuni casi, come vedremo, una struttura unica sottende funzioni diverse e questo ci permetterà di capire come il rapporto struttura/funzione non sia immutabile, cioè determinato dall’inizio e sempre valido, ma al contrario risulta essere una relazione di tipo “dinamico”.

Questo concetto è importante soprattutto per chi lavora con i pazienti e la clinica, perché costringe a ripensare al concetto di equilibrio e di riequilibrio.

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April 9, 2016 10:17 AM
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PALPAZIONE OSTEOPATICA: discriminazione tra forma e funzione
Franco Guolo D.O.

PALPAZIONE OSTEOPATICA: discriminazione tra forma e funzione<br/>Franco Guolo D.O. | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

PALPAZIONE OSTEOPATICA: discriminazione tra forma e funzione

Franco Guolo D.O.

 

Normalmente, quando si parla di forma e funzione in ambito osteopatico, vengono presentati i 5 modelli che spiegano il tipo di approccio dell’osteopata, sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico.                                Il primo è quello biomeccanico e comprende il concetto delle fasce e il più recente concetto di tensegrità, quindi l’aspetto puramente meccanico di risposta elastica e di resistenza dei tessuti connettivi.                                 Il secondo modello è quello circolatorio-respiratorio, e quindi parliamo della legge dell’arteria di Still, che è alla base della ricerca di una buona circolazione a livello tissutale per il mantenimento e recupero dell’attività sia metabolica che catabolica: le recenti scoperte del circolo linfatico anche a livello cerebrale e della rete ortosimpatica vascolare avvalorano l’importanza di questo modello.                                                                              Il modello neurologico parte da Irvin Korr, da Deslow e dai fisiologi successivi che hanno individuato tutti i meccanismi di facilitazione spinale propriocettiva e il ruolo dell’ortosimpatico.                                                      Un altro modello importante è il bio-psico-sociale che tiene conto delle influenze di tipo stressogeno che vengono dall’esterno, in particolare quelle di tipo ambientale e relazionale (la PNEI è la branca più interessante che si occupa di questi aspetti, collegandoli peraltro al modello neurologico) .                                                                                                              E infine, ma non ultimo per importanza, il modello che è stato inserito più recentemente, è quello bioenergetico nel quale si parla effettivamente dell’energia e delle sue modificazioni come spiegazione della disfunzione osteopatica e che tiene conto di tutta la bilancia energetica del corpo, dalla produzione, all’utilizzo e alla distribuzione. Questo approccio ci avvicina ad altre medicine globali che hanno come principio il concetto di unità del corpo.                                                                                                                                           Questi sono i modelli che tutti conosciamo: oggi però non voglio parlare di questo ma cercherò di introdurre alcune considerazioni sulla messa in pratica di questi modelli sia da parte dell’osteopata che da tutti coloro che si occupano di terapia manuale.

Parlerò delle sensazioni palpatorie che noi osteopati rileviamo, che ci sono state insegnate e che a nostra volta tramandiamo, e che abbiamo visto ripetersi frequentemente ma alle quali vengono date spesso risposte non esaustive ed è proprio questo che mi spinge a cercare spiegazioni.                                                                         Parto dal pensiero di Rollin Becker che in realtà è il primo e forse l’unico dei nostri maestri del passato che in qualche maniera ha standardizzato i ragionamenti, i meccanismi e gli approcci di tipo palpatorio, fornendo delle regole ben precise nell’ambito della palpazione proprio nel rispetto dei rapporti tra struttura /funzione e funzione/struttura, cercando di darne un’interpretazione di tipo anatomo-fisio-patologico.

La nostra valutazione del paziente parte normalmente con un’indagine anamnestica che deve tenere in considerazione tra i vari fattori anche gli aspetti ereditari, genetici ed epigenetici. Ma come possiamo indagare in questo settore? Più che con le domande, dal mio punto di vista, il segreto è cominciare l’anamnesi con l’osservazione. Ascoltare come la persona parla, guardare come si relaziona con noi, come si muove, può dare degli input sul suo stato sia dal punto di vista strutturale (ad esempio la forma del viso), ma anche dal punto di vista funzionale (come agisce, come funziona, o che messaggi dà il suo sistema neurovegetativo). Il fatto di ricostruire gli eventi della sua vita e quindi il suo stato di salute/malattia nel tempo, dà un ottimo feed-back sulle sue capacità funzionali che possiamo mettere in relazione a quello che osserviamo dal punto di vista strutturale, sia visivamente durante l’anamnesi, sia poi successivamente durante l’esame manuale.    

Continuando nel rapporto struttura/funzione, un’altra considerazione che mi è venuta in mente e che vorrei trasmettervi è che durante lo sviluppo dell’individuo sicuramente il tratto fondamentale è la struttura che inevitabilmente condiziona a sua volta lo sviluppo della funzione. Quindi potremmo dire che durante lo sviluppo questi due meccanismi funzionano abbastanza insieme con uno sbilanciamento più verso la struttura. Una volta terminato lo sviluppo, è mia opinione che la bilancia si sposti decisamente verso l’aspetto funzionale; infatti sarà il nostro modo di funzionare che determinerà eventuali cambiamenti nella struttura. Ovviamente rimane sempre fondamentale la struttura iniziale che dà delle predisposizioni assolutamente non variabili, a meno che non intervengano degli effetti devastanti di tipo traumatico nel sistema.

Quindi come interviene l’osteopata su tutto questo? Interviene valutando l’aspetto strutturale e cercando attraverso questo di leggere il sistema di funzionamento interno del corpo: non a caso tutto è cominciato dallo studio della forma. La prima immagine che ci è stata data di Still quando abbiamo cominciato il corso di studi è appunto Still che osserva un femore che tiene tra le mani o di lui con uno dei suoi allievi che studia la forma di una colonna vertebrale. E ancora ci è stato insegnato che Sutherland, colpito dalla forma particolare dell’osso temporale, abbia iniziato uno studio sistematico dell’osteopatia craniale . Per terminare ovviamente con John Martin Littlejohn, che per primo introdusse il concetto di funzione legata alla forma, completando e amplificando in maniera netta i concetti di Still. Da qui siamo partiti e abbiamo cominciato a ragionare che in base alla struttura del nostro cranio siamo predisposti a determinate problematiche. Ad esempio un soggetto con un temporale più in rotazione interna, quindi un orecchio più accollato rispetto all’altro, ci fa pensare che dal punto di vista della predisposizione, se mai dovesse avere dei problemi all’orecchio, questi sarebbero con maggior probabilità dal lato della rotazione interna piuttosto che dall’altro lato. Così come un viso appiattito con iposviluppo dello splancnocranio è più facile che possa predisporre a problemi ad esempio delle vie aeree alte. Oppure la forma della colonna vertebrale ci darà degli input sull’assetto posturale e di conseguenza sulla predisposizione a determinati tipi di patologia. Questo è ciò che intendevo prima quando dicevo che la nostra osservazione dovrebbe cominciare mentre facciamo entrare il paziente nel nostro studio o mentre stiamo chiacchierando con lui.

Dal punto di vista della palpazione Rollin Becker (Dr. R.E.Becker The Stillness of Life pag 173 – Edited by R.E.Brooks,M.D., 2001) ha classificato invece delle vere e proprie tipologie di percezione.                                    Un primo livello di percezione sensoriale dà informazioni sia sulla forma che sulla funzione e poi tre aspetti rivolti specificatamente alla funzione che lui ha definito: percezione propriocettiva, percezione sensomotoria e percezione quantica.

La percezione sensoriale significa letteralmente utilizzo degli organi di senso. Abbiamo già accennato all’aspetto visivo. Anche gli altri organi di senso possono essere un'importante chiave di lettura per lo studio della funzione; sicuramente l’odorato è uno dei sensi più ancestrali dal punto di vista della relazione con l’ambiente esterno. L’udito ci dà delle informazioni importanti come ad esempio il tono di voce della persona ( più orto o parasimpatico ), così come la battuta dei piedi nel cammino ci può dare tante informazioni di tipo posturale e funzionale. Il gusto era uno strumento utilizzato dalla vecchia medicina, ma non più nell'era della strumentazione odierna . Infine l’aspetto tattile che prenderemo in esame in maniera più approfondita.      Quella che Becker definisce percezione sensoriale tattile si attiva con un contatto superficiale e richiede la presa di coscienza di com’è fatta una struttura. Un contatto superficiale significa letteralmente utilizzare la capacità recettiva superficiale della mano dato che la sua cute è densamente innervata, contenendo da 15.000 a 20.000 meccanocettori. La densità dei recettori più superficiali è di circa 100/ cm² sulla punta delle dita, tre o quattro volte più bassa sul palmo della mano e quasi dieci volte più bassa sulla cute della spalla. Questo ci suggerisce di focalizzare la nostra attenzione, e sottolineo questo termine perché dopo lo metteremo in campo, su quella parte della mano in questo tipo di atto palpatorio.

Al contrario, nella percezione propriocettiva, che accede ad un livello più funzionale e si attua attraverso una contrazione isometrica dei flessori lunghi di pollice e dita, si cerca di creare un contatto comunque superficiale, ma che diventa automaticamente più profondo. Per poter fare ciò si sfrutta l’azione dinamica stabilizzante di tutto l’arto superiore sia che la palpazione sia di tipo unilaterale che bilaterale. Sembra proprio, e lo sostiene la fisiologia, che la sensibilità tattile della mano sia più sviluppata nel momento in cui l’arto intero ha una funzione attiva. Questo starebbe a significare che effettivamente la messa in campo della contrazione isometrica di tutto l’arto superiore svincolerebbe la mano da altri compiti permettendole di agire diciamo in maniera più definita, rispetto a quello che ci si propone di registrare, cioè una sensazione dinamica. Consultando i testi di fisiologia, mi sono reso conto che tutto questo porta a considerare le funzioni dei propriocettori profondi, ed ecco perché probabilmente Becker la definì palpazione di tipo propriocettivo. La sensibilità propriocettiva permette di determinare le variazioni di stato (dinamiche) specie tramite i corpuscoli di Pacini, Ruffini e Golgi (Fusco,Comun. Congr. ISICO, Cattolica 2009). Inoltre si è visto che i corpuscoli del Pacini sembrano essere legati, anche secondo alcuni studi fatti da Stecco e Coll., alla sensazione del tocco leggero (Stecco C. end oth.; Anatomy of the deep fascia of the upper limb. Second part: study of innervation; Morphologie 2007 Mar;91(292):38-43), cioè del tocco che viene insegnato in osteopatia per la registrazione del movimento presente. Un’altra considerazione interessante nello studio della fisiologia dei recettori è che utilizzando i recettori superficiali si ottiene una sensazione molto più localizzata mentre, nel momento in cui andiamo su una palpazione diciamo più profonda, la ricezione risulta decisamente più allargata e comincia a distribuirsi anche al resto della mano, quindi si passa da un’attenzione di tipo digitale a un’attenzione più generale della mano.

Fatte queste registrazioni risulta necessario integrare i dati, ed è qui che R. Becker parla di percezione sensomotoria. Questa prevede una elaborazione corticale della percezione manuale e sembra che i cervelli degli osteopati esperti subiscano in questa situazione cambiamenti strutturali e funzionali che condurrebbero ad una maggiore efficienza nel processo d'integrazione multisensoriale (Jorge E. Esteves et Al., Developing competence in diagnostic palpation: Perspectives from neuroscience and education. International Journal of Osteopathic Medicine (2014) 17: 52-60).  Infine nel 1966 Rollin Becker firmò un articolo sull'American Journal in cui, per la prima volta, utilizzò il termine di “ascolto”, tralsando così una funzione sensoriale di tipo uditivo in una palpatoria e definendolo   livello quantico (R.E. Becker, Palpation, JAOA 196). Egli stesso commenta questa sua affermazione sostenendo “…io non posso spiegare questo meccanismo, però è un fatto che questo meccanismo mi permette di ottenere un maggior numero di informazioni, molto maggiore rispetto a tutti gli altri tre livelli combinati”.

Il termine “quantico”, il cui utilizzo non mi risulta Becker abbia mai spiegato chiaramente, mi ha fatto pensare al fatto che nella fisica quantistica rispetto alla fisica meccanica si passa dallo studio del macroscopico al microscopico, che effettivamente è quello che ci hanno insegnato a valutare in osteopatia, il cosiddetto micromovimento. Il micromovimento che caratterizza in maniera specifica il concetto osteopatico è quella componente del movimento presente identificabile nel movimento ciclico definito Movimento Respiratorio Primario. Le ultime teorie portano all’ipotesi che il Movimento Respiratorio Primario sia una risultante legata a tutti i processi biologici del corpo, e cioè alla respirazione toracica, al ritmo cardiovascolare, alla somma dei vari processi biologici e probabilmente anche di aspetti vibrazionali. Come sosteneva Becker non sappiamo cosa sia, ma sta di fatto che l'osteopata questo movimento lo registra, impara a gestirlo, può insegnarlo. Un recente studio sul micromovimento e sull’uso dello stimolo lieve (introdotto prima da Sutherland e sostenuto poi da Becker) in rapporto agli approcci fisici nelle terapie manuali mette appunto in relazione la presenza di questo movimento, l’utilizzo della palpazione lieve ed il concetto quantistico (M.Tosi, E.Del Giudice; Il principio del minimo stimolo nella dinamica dell'organismo vivente; Psicol.Olist., ott.2011).

  1. E. Becker nell'insegnamento di questo tipo di pratica diagnostica e terapeutica, introdusse i concetti di attenzione e intenzione. Ci è stato insegnato e a nostra volta insegniamo e diciamo ai nostri pazienti, che mettendo una mano sulla superficie dell’addome siamo in grado di valutare i tessuti cutanei, i muscoli, il fegato, l’intestino, i reni, fino addirittura al pancreas. Un grande problema dell'osteopatia è che ciò di cui noi operatori abbiamo una prova clinica quotidiana è in realtà difficile da spiegare ed ha scarse validazioni scientifiche. Personalmente mi sono detto che la cosiddetta capacità attentiva, cioè l’attenzione differente dal punto di vista nervoso e mentale, è in grado di orientare diversamente il mio approccio, e quindi di ricevere delle informazioni stratigraficamente diverse dal corpo della persona. D'altra parte nel momento in cui divento operativo passo ad un livello intentivo, e cioè se io pongo l’attenzione su una struttura particolare, in qualche maniera metto in atto “un’intenzione curativa”, se così si può definire, e induco degli stimoli al corpo; a questo proposito sono numerosi i lavori sulle influenze che la coscienza umana, dal pensiero fino a un’intenzione vera e propria, portano nel cambiamento dello stato molecolare dell’acqua (Pyatnitsky L.N., Fonkin V. A., “Human consciousness influence on water structure”, Journal of Scientific Exploration, 1995, n. 9, vol. 1, pp. 89-105); (Montagnier L., Aissa J., Del Giudice E., Lavallee C., et al., “DNA waves and water”, Journal of Physics: Conference Series, Iop Publishing, 2011, n. 306); (McTaggart Lynne, “La scienza dell’intenzione”, Macro Edizioni, Cesena, 2012, pp. 53-301). Anche se questi studi sono stati in qualche modo disconosciuti da alcuni degli stessi firmatari, molti sono i fisici che, pur non riconoscendo la fedeltà scientifica di queste ricerche, ritengono che i liquidi possano essere influenzati dal pensiero. Se questo fosse vero, potrebbe essere altrettanto affascinante pensare che l'attenzione posta dall'operatore su un corpo che per più del 60% è fatto di liquidi, possa avere delle influenze sullo stato della materia e sulla funzionalità di quello stesso corpo.

In relazione a questo argomento da oltre un decennio esiste la diatriba tra la definizione di attenzione locale, attenzione divisa, attenzione ma non intenzione (perchè se siamo intenzionali possiamo influenzare il sistema e quindi induciamo un potenziale cambio di stato). Con questa scusa, una parte della scuola americana in ambito craniale, sostiene che non bisognerebbe “visualizzare” l'anatomia del paziente nel corso del processo palpatorio diagnostico. Personalmente ritengo che ciò che Becker definiva percezione sensomotoria, Sutherland la definì letteralmente “visualizzazione”. Sutherland insegnava “… voi valutate restando il più passivi possibile e poi visualizzate”. Penso che si fosse reso conto che una visualizzazione preventiva avrebbe portato a due rischi:

  • Il condizionamento della neutralità dell'operatore
  • Il diventare induttivi, alterando così la registrazione sulla parte che in quel momento si sta valutando variando la percezione palpatoria (McFarlane S., Standen C., Roy D., “Patient perception of practitioner intention in osteopathy in the cranial field - A preliminary investigation”, Journal of Osteopathic Medicine, 2006, vol. 9, n. 1, p. 46).

D'altra parte è altrettanto vero che se non si effettuasse una visualizzazione l'operatore non avrebbe modo di orientare il peso del suo corpo sui propri punti d’appoggio, in questo caso sulla leva dell’arto superiore e sul cingolo scapolare come abbiamo visto prima, e creare un’induzione sulla mano e quindi una stimolazione di tipo propriocettivo atta ad andare a registrare il livello che interessa. Quindi la visualizzazione diventa uno step fondamentale e questo si scontra secondo me in maniera decisa con quello che viene insegnato in campo biodinamico, e cioè come sia assolutamente scorretto visualizzare.                                                             Sutherland era molto chiaro nel sostenere che questo processo di visualizzazione avesse un'importante connotazione di tipo intuitivo. Quando ho letto questo passo ho ripensato al mio primo anno di studio dell'osteopatia in cui mi insegnarono che Still definiva l’osteopatia un’arte, termine che avevo considerato un po’ enfatico. Poi ho capito che con questo termine intendeva l'affinamento di quell’insieme di capacità personali, attitudine e genialità, che solo in parte è allenabile attraverso la pratica, e che è in gran parte legato a un fine talento soggettivo (Gariaev P.P., Poponin V.P.et Al, “Investigation of the Fluctuation Dynamics of DNA Solutions by Laser Correlation Spectroscopy”, Bulletin of the Lebedev Physics Institute, 1992, n. 11-12, pp. 23-30).

Probabilmente è in questo concetto che trova spazio il cosiddetto fenomeno sinestesico. La sinestesia letteralmente è l’associazione di più sensazioni, quindi la messa in campo di più afferenze di tipo sensoriale. Questo sembra essere presente a certi livelli della percezione osteopatica (“Cognitive neuroscience of synesthesia: Introdution to the special issue” Ward J. Cogn Neurosci. 2015;6(2-3):45-7. doi: 10.1080/17588928.2015.1055238. PMID: 26274902) in cui l’operatore collega a certe sensazioni la presenza di colori piuttosto che di suoni . La prima volta che frequentai la dottoressa Frymann presso l'Osteophatic Center For Children, fui colpito dal fatto che quando trattava un bambino lei utilizzasse sempre una musica che sceglieva sulla base di una frequenza particolare in riferimento a quel bambino. Mi rendevo conto che associava la musica alla tipologia del bambino e a quello che lei aveva intuito su di lui, sulla base di personali sensazioni sinestesiche.

Prima ho citato il movimento presente del corpo (definito tale in quanto registrabile senza nessuna immissione di forza esterna sul segmento corporeo), in contrapposizione al cosiddetto movimento permesso (cioè la mobilità concessa da una struttura in relazione ad una forza immessa). Ho la sensazione che il movimento permesso sia la chiave di accesso per poter passare poi allo studio vero e proprio della funzione attraverso il movimento presente. Tramite il movimento permesso infatti l'operatore induce delle modificazioni che si adattano allo stimolo esterno da lui innescato per risolvere una perdita di movimento. Questo processo funziona grazie a meccanismi neurologici riflessi che inducono inibizione. Ma inducendo mobilità su una struttura l'operatore riceve informazioni solo da quella struttura e non può avere la certezza di interrelazione tra i sistemi: vengono liberate tante strutture singole ma questo non corrisponde ad un concetto di globalità.      Il movimento presente è invece quello che permette realmente di instaurare una relazione tra sistemi collegati, è una valutazione più oggettiva del funzionamento di una struttura, è la reale relazione tra struttura e funzione e permette di leggere la funzione interna. Nella mia pratica ho avuto modo di notare in più occasioni che, valutando il movimento presente in un distretto, il paziente ricorda improvvisamente un evento della sua storia che non ha raccontato in fase anamnestica e questo mi ha fatto pensare ad una presa di coscienza del paziente rispetto al suo problema; la mia impressione è che ciò avvenga più facilmente col movimento presente rispetto al trattamento tramite il movimento permesso. Cosa il movimento presente sia veramente, come scriveva Becker, nessuno lo sa. Vi sono molte teorie e una delle ultime sposa gli studi sui campi elettromagnetici del corpo ed in particolare sui campi morfogenetici (Beloussov L. V., Opitz J. M., Gilbert S. F., “Life of Alexander G. Gurwitsch and his relevant contribution to the theory of morphogenetic fields”, The International Journal of Developmental Biology, 1997, n. 41, pp. 771-779). La mia sensazione è che la bramosia, all'interno del mondo osteopatico, di trovare delle spiegazioni a ciò che facciamo faccia seguire con troppo fervore delle semplici ipotesi, sicuramente molto affascinanti ed interessanti, ma con scarsi riferimenti scientifici almeno al momento.

L'influenza dell'operatore sul sistema-paziente viene definito grado di “neutralità”: vari esperimenti fisici dimostrano che più l'operatore si trova in uno stato di allerta, con un'iperattivazione del proprio sistema ortosimpatico, e maggiore sembra essere il grado di influenza sul paziente. Inoltre, e questo è certamente dimostrato dall'esperienza di ciascuno di noi, questo stesso stato rende più difficoltosa la percezione palpatoria. È chiaro che in tutto questo l’esperienza gioca un aspetto molto importante. Ci hanno insegnato tante modalità per “centrarci”. Becker ad esempio ha insegnato ad usare i propri fulcri, cioè i punti di appoggio, perché questo permette di distogliere l’attenzione o meglio l’intenzione dalle mani. Per il resto Becker ripeteva che l'unico modo per diventare neutrali era praticare, praticare, praticare. In realtà credo non ci sia una regola che valga per tutti. Ognuno trova una propria modalità per migliorare la concentrazione e la tranquillità: chi meditando, chi facendo sport, chi nella pratica lavorativa. Un lavoro svedese di Eriksson et al. ha evidenziato che in materia di sviluppo delle competenze ci vogliono almeno 10000 ore di intensa pratica per considerarsi esperti in un determinato campo (Ericsson KA, Prietula MJ, Cokely ET. “The making of an expert”. Harv Bus Rev 2007;85:114—21. 19). Questo avvalorerebbe l'indicazione data dal dottor Becker: praticare è importante, e l’esperienza lavorativa insegna piano piano a neutralizzarsi (e quindi anche proteggersi) rispetto al paziente stesso.

Proprio sul concetto di esperienza, chiudo con questa frase di Oscar Wide che diceva che alla fine “l’esperienza è l’insegnante più complesso, perché prima ti fa l’esame, quindi ti mette alla prova”……e quindi, aggiungo io, se ci riesce ti spiega la lezione.

 

 

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Scooped by Giuseppe Fattori
April 9, 2016 10:00 AM
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EDITORIALE

EDITORIALE | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

Con questo numero proponiamo la sintesi di alcune relazioni presentate al Convegno dal titolo “Forma e Funzione” che si è svolto nel novembre 2015 a Parma organizzato dal CIO.

Il primo intervento è del Prof. Stefano Rozzi che illustra la “Struttura e funzione nel SNC: il concetto di area corticale” . Segue la relazione del Prof. Stefano Guizzardi che affronta un difficile quanto affascinante argomento quale la “Morfogenesi e campi morfogenetici”. Il Dott. Giampiero di Tullio parla del “Significato sistemico dello stress connettivale” con particolare attenzione alla disregolazione della matrice connettivale. Per ultimo Franco Guolo D.O. ci riporta alla pratica con la “Palpazione osteopatica: discriminazione tra forma e funzione”.

 

Buona lettura

 

Hanno collaborato a questo numero Giulio Altadonna, Alessio Livoni, Stefano Matassoni, e Laura Re .

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Rescooped by Giuseppe Fattori from Social Media and Healthcare
March 30, 2016 5:12 PM
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Medical practices should adhere to social media guidelines

Medical practices should adhere to social media guidelines | One Health News: salute, ambiente, animali e società - A cura di ISDE, Festival della salute, Marketing sociale. N°18 | Scoop.it

There are both benefits and risks when it comes to social media for physicians and medical practices.

Physicians should educate themselves and followsocial media guidelines to stay out of trouble,according to Physician's Money Digest. "Often, they don't know [the guidelines] exist," Kimberly Danbrock, R.N., senior risk management and patient safety specialist for the Cooperative of American Physicians, Inc. told the publication. "We have all incorporated [social media technology] so much into our lives but we were never taught in healthcare how to manage the technology."

She advises that every medical practice have a social media policy and that physicians and staff are both educated about the dos and don'ts of using social media.

The Federation of State Medical Boards is one group that has developed someguidelines for the appropriate use of social media and networking for medical practices.

Not only should physicians be concerned about protecting patient privacy on social media, but they also need to be sure they present a professional image in the online world, according to a report on JDSupra Business Advisor. Social media can also blur the line in the doctor-patient relationship, asFiercePracticeManagment previously reported.

But as much as social media can raise new issues for physicians, it can have unexpected benefits for patients. A new study by researchers at the University of Leicester in England found that Twitter, Facebook and other social media platforms can be useful for helping patients with rare medical diseases exchange knowledge and build communities, according to a university announcement.

"Not only is patients' knowledge valuable for peer support within patient communities, it has the potential to add to traditional medical knowledge, especially in cases where this is limited -- such as in the case of rare diseases,"  lead author Stefania Vicari, Ph.D., from the university's department of media and communication, said in the announcement.


Via Plus91
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