Tradurre per royalties: il caso Babelcube | NOTIZIE DAL MONDO DELLA TRADUZIONE | Scoop.it

Alcuni traduttori esordienti mi hanno chiesto cosa ne penso di Babelcube, la piattaforma che mette in contatto diretto autori e traduttori e ricompensando questi ultimi in royalties, secondo uno schema apparentemente molto allettante (lo trovate qui). 
Se lo fate per soldi…
…che detto così sembra una cosa brutta, invece è sacrosanta: il lavoro non pagato è un ossimoro che non dovrebbe essere nemmeno concepito. E difatti, Babelcube paga. Attenzione però: non c’è un compenso fisso a cartella, si percepisce solo una percentuale sulle vendite, le famose royalties. Del perché questa forma di retribuzione secondo me non è la più adatta al nostro lavoro, ne ho già parlato qui. Babelcube, però, non propone al traduttore un misero 2-3%, ma il 55% del ricavato per i primi 2.000 $. Ora, ammettiamo che decidiate di tradurre un romanzo di media lunghezza, diciamo 150 cartelle. Un editore **serio** vi pagherebbe almeno 12 € a cartella, quindi ci ricavereste 1.800 € lordi. Quante copie deve vendere il testo che avete tradotto tramite Babelcube perché riusciate a guadagnare la stessa cifra?