Quando si parla di Inghilterra in genere si pensa a Londra, la City, il centro finanziario, la città della Regina, di Buckingam Palace, del parlamento, di musei, teatri, ecc., il luogo che da sempre viene considerato il centro della cultura e dell’innovazione d’Europa; per questo pochi si spiegano i risultati della Brexit, non si capisce come sia possibile che la maggior parte degli inglesi, intesi come cittadini dell’Inghilterra, abbiano potuto votare leave. Però se si guarda la cartina dei risultati del referendum (qui), dove il blu rappresenta le zone a maggioranza remain e il rosso quelle a maggioranza leave, appare piuttosto evidente che Londra è piuttosto isolata. È facile dipingere la vittoria del leave come la vittoria dell’ignoranza e della xenofobia; parlando di gente comune, i politici sono esclusi dal discorso, sono più convinta che abbia vinto il senso di non appartenenza al mondo scintillante della capitale da parte della cosiddetta working class, la classe operaia, paradossalmente costituita sia da inglesi “doc”, tra i quaranta e i cinquant’anni, spaventati “dall’invasione” degli immigrati, che da inglesi di seconda generazione altrettanto spaventati dai “nuovi” immigrati.