Diventare schiavi del consenso: situazione pessima, soprattutto quando si tratta di lavoro. Sei un blogger o un webwriter e consegni il tuo documento. Il cliente valuta in base ai suoi gusti personali ed esprime un giudizio negativo. “Non mi piace, non va in questo modo”. La mia domanda è semplice: preferisci un lavoro capace di intercettare i tuoi gusti o quelli dei tuoi potenziali clienti? Essere schiavi del consenso vuol dire anche questo: consegnare lavori in grado di ricevere grandi applausi dal cliente, ma inutili sul campo. Hai deciso di svendere la tua professionalità, hai deciso di percorrere la strada più semplice e meno fruttuosa. Ci sono casi che ti esonerano dalle colpe. Incontri clienti che dovrebbero essere rifiutati a prescindere, ma che accetti perché ti fanno comodo. Vogliono un semplice esecutore e tu li accontenti. Dipende sempre da quando mettono sopra al piatto. La chiarezza è tua amica: comunica tutto, avvisa il cliente, cerca di esporre il suo punto di vista. Non ti segue? Hai due soluzioni: 1.Mandale al diavolo, 2.Tappati il naso e continua. Se hai un brand forte e una buona agenda puoi permetterti l’opzione uno. Nella realtà non esistono situazioni pure: c’è sempre un cliente troppo grande che non vuoi perdere. Questo vale per i freelance, ma anche per i dipendenti. L’importante è lavorare sul tuo brand, sulla tua autorevolezza e sulla formazione per fare in modo che l’opzione due diventi marginale.