NOTIZIE DAL MONDO DELLA TRADUZIONE
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Come si impara a pensare in una lingua straniera

Come si impara a pensare in una lingua straniera | NOTIZIE DAL MONDO DELLA TRADUZIONE | Scoop.it

Quando gli studenti hanno un vocabolario molto limitato, livello elementare, probabilmente sanno i nomi di base e gli aggettivi di base, e anche se questo sarà noioso all’inizio, associare oggetti reali, “visual aids” alle parole motiverà gli studenti a imparare e acquisire nuovi vocaboli. Un modo semplice per farli iniziare è incoraggiare gli studenti a guardarsi intorno nell’aula, chiedendo quante cose possono descrivere in italiano senza tradurre. Se gli studenti conoscono i colori, potranno pensare la parola italiana del colore di ogni oggetto che vedono, descrivendolo prima mentalmente e poi ad alta voce. Se hanno imparato il nome dei mobili, o degli stati d'animo possono fare la stessa cosa, e qualunque altro sia il vocabolario o la regola grammaticale che stanno imparando al momento. 

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E’ corretto tradurre «failed» con «fallito?»

E’ corretto tradurre «failed» con «fallito?» | NOTIZIE DAL MONDO DELLA TRADUZIONE | Scoop.it

Mi riferisco qui a un uso specifico del termine inglese failed, nell’espressione failed state:  da tempo, dopo gli attentati succedutisi nell’ultimo anno a Parigi e a Bruxelles, alcuni analisti delle relazioni internazionali avanzano una tesi secondo la quale il Belgio, in difficoltà a reprimere l’attività delle cellule terroristiche sul suo territorio, si potrebbe assimilare a un failed state (ad esempio: >qui). Dai media di lingua italiana questa espressione è stata ripresa come «Stato fallito» (ad esempio: >qui). Questa traduzione trasmette al lettore il significato autentico di failed state?

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Tradurre verso la lingua straniera?

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Wolfgang Amadeus Mozart, che era di madrelingua tedesca, nel Settecento scriveva, già da ragazzino, delle spiritosissime lettere in italiano, allora diffuso in Europa principalmente grazie alle arti e, in particolare, all’opera lirica. Mozart era figlio di un’epoca nella quale i confini tra le lingue erano fluidi, non essendosi ancora imposto lo Stato nazionale, che ha legato la lingua alle frontiere e al governo di un territorio. Grazie alle nuove tecnologie e alla facilità degli spostamenti, stiamo tornando, oggi, a una realtà nella quale crescere e vivere spontaneamente a contatto con più lingue non è più cosa per pochi. Per contro, se si leggono i romanzi di Franz Kafka come uscirono dalle mani del loro autore, prima dei provvidenziali interventi dei revisori, si resta disorientati a causa della scarsa cura posta da quel geniale autore proprio per la lingua, in particolare per la punteggiatura. Segno che il pensiero, quando è forte, scavalca anche le limitazioni nel dominio dello strumento linguistico.

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Perché NON studiare una lingua straniera

Perché NON studiare una lingua straniera | NOTIZIE DAL MONDO DELLA TRADUZIONE | Scoop.it

È una lingua facile: solitamente è la motivazione che spinge le persone a studiare inglese e spagnolo. Poi dopo tre lezioni si deprimono perché non riescono nemmeno a contare fino a 10. Non esistono lingue facili. Non importa quanto siamo quotidianamente bombardati dalle parole inglesi, l’inglese non è una lingua facile. E per parlare spagnolo non è sufficiente imitare l’accento veneto e mettere la s alla fine delle parole. Una lingua si studia, ci si deve lavorare sopra ogni singolo giorno per mesi, anche per anni se volete raggiungere un ottimo livello. Come diceva la mitica Lydia Grant di Saranno Famosi:
“Voi fate sogni ambiziosi: successo, fama, ma queste cose costano. Ed è esattamente qui che si comincia a pagare. Con il sudore.”

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