ERRI DE LUCA. Lo scrittore napoletano decide di affidarsi ad una lettera rivolto ad un’amica per manifestare il suo punto di vista in merito agli episodi del 13 novembre. Vi riportiamo di seguito alcuni estratti.
“Sono dalla parte di ogni perseguitato per antica scelta di campo. Sulla Palestina sto dalla parte del popolo palestinese, oppresso da parte israeliana e oppresso dalla sua dirigenza. Subisce un doppio torto, da fuori e da dentro. Ma non sto con Hamas, né con l’Isis che sta prendendo piede a Gaza e che combatte insieme a Hamas contro il governo egiziano. Non sto dalla parte del governo israeliano. Anche il popolo di Israele soffre di un governo non interessato alla soluzione pacifica. Sia l’autorità palestinese che Netaniahu sono anzi legittimati dalla continuazione del conflitto. Ho scritto delle righe per Gerusalemme, non per gli Ebrei. Ho scritto per una città minacciata da se stessa, perché chi compie attentati suicidi è un cittadino di quella città, proviene da uno dei suo quartieri. Scrivo da uno dei miei punti di vista sghembi, da un angolo stretto, non da una terrazza panoramica. Ho scritto in questo caso dal piano stradale di quel luogo febbrile, dove tre religioni monoteiste si sono sovrapposte una sull’altra da millenni. Non scelgo tra i feriti i preferiti. Considero ferito a morte, prima ancora di venire ucciso, il ragazzo che accoltella un suo concittadino preso a caso.