Ma allora parlo arabo! | NOTIZIE DAL MONDO DELLA TRADUZIONE | Scoop.it

Sono molte le parole di origine araba che usiamo ogni giorno. A partire dal momento del risveglio mattutino. Si comincia con il caffé, in arabo “qahwa” che in turco diventa poi “qahvè” , con l’accento finale, come nella parola italiana. La moka, un caffè pregiato a grani piccoli e tondeggianti, del resto proveniva dalla città yemenita di Moca. Anche la parola zucchero, “sukkar”, fece rapidamente fortuna: azucar in spagnolo, acucar in portoghese, sucre in francese, sugar in inglese e zucker in tedesco. E tante altre parole legate al cibo, alla tavola e all’alimentazione. Un lungo elenco con qualche sorpresa. Da sciroppo che nasce da “scarab” o “scarub” a albicocche (al-barquq), carciofi (kharshuf), asparagi (aspanakh), zibibbo (zabib) e zafferano (za’faran). Oppure borraggine, ”abu-ʿaraq”, pianta sudorifera che significa “padre del sudore”. Da “buṭareḫ” arriva l’antica “bottarega” o bottarga: caviale di uova di muggine pressate e seccate al sole. La parola limone (limum) arrivò in Occidente all’epoca delle Crociate. E il termine arancia, che gli arabi chiamavano “na¯rangÍ” si ritrova nel dialetto veneziano con “naranza”. Dall’arabo “zahra” (fiore) e, in particolare dai dialetti dell’Africa settentrionale, viene invece la zagara, il “fiore d’arancio”. Sesamo nel mondo arabo si diceva “semsem” e mughetto “musk”. La provenienza del termine sorbetto è più controversa. Molti studiosi ritengono che l’antesignano del gelato derivi dalla parola araba “sherbeth” che significa “bevanda fresca”. Spinaci arriva da “isbaanaag”. E tamarindo sta per “dattero dell’India”. Sono di origine araba anche le parole marzapane, zibibbo, melanzana, carrubo, ribes (ribas) e addirittura sherry (xeres).