Una volta completato “Casus belli”, ciò che mi restava da fare era uscire allo scoperto. Inviare il mio manoscritto alle case editrici e ai concorsi letterariper opere inedite.
Così, dopo aver tutelato i miei diritti d’autore, iniziai il duro lavoro di spedizione (sia in versione cartacea che in PDF). Lo inviai a un centinaio di indirizzi tra concorsi e case editrici. Sapevo che bisognava attendere.
Ovunque leggessi, c’era scritto che bisognava aspettare almeno 6 mesi per una risposta. Passato quel periodo, solitamente, si poteva anche abbandonare ogni speranza di contatto.
Era l’inizio del 2008.
Avevo ancora il cuore pieno di fiducia. Ogni giorno controllavo le mie email e la cassetta delle poste per verificare il recapito di una qualche risposta. Intanto i giorni passavano.
Passava l’inverno e, nel frattempo, la primavera, quella che due anni prima mi aveva regalato l’idea di partenza per “Casus belli”, tornava a farsi viva. E, con essa, la speranza.
Passò anche la primavera, ma non ricevetti alcuna risposta. Né dai concorsi, né dalle case editrici (grandi, medie o piccole che fossero).
I primi mesi del 2008 portarono con sé diversi problemi personali e di salute. L’unica speranza che mi restava era quella di essere pubblicato e realizzare il mio sogno.
cura di ROBERTO P. TARTAGLIA: giornalista e scrittore indipendente. Fondatore di www.viverediscrittura.it, il primo sito per imparare a diventare scrittori indipendenti. Il suo sito personale dove trovare i suoi libri e i suoi videopost è http://www.robertotartaglia.com.
Una volta completato “Casus belli”, ciò che mi restava da fare era uscire allo scoperto. Inviare il mio manoscritto alle case editrici e ai concorsi letterariper opere inedite.
Così, dopo aver tutelato i miei diritti d’autore, iniziai il duro lavoro di spedizione (sia in versione cartacea che in PDF). Lo inviai a un centinaio di indirizzi tra concorsi e case editrici. Sapevo che bisognava attendere.
Ovunque leggessi, c’era scritto che bisognava aspettare almeno 6 mesi per una risposta. Passato quel periodo, solitamente, si poteva anche abbandonare ogni speranza di contatto.
Era l’inizio del 2008.
Avevo ancora il cuore pieno di fiducia. Ogni giorno controllavo le mie email e la cassetta delle poste per verificare il recapito di una qualche risposta. Intanto i giorni passavano.
Passava l’inverno e, nel frattempo, la primavera, quella che due anni prima mi aveva regalato l’idea di partenza per “Casus belli”, tornava a farsi viva. E, con essa, la speranza.
Passò anche la primavera, ma non ricevetti alcuna risposta. Né dai concorsi, né dalle case editrici (grandi, medie o piccole che fossero).
I primi mesi del 2008 portarono con sé diversi problemi personali e di salute. L’unica speranza che mi restava era quella di essere pubblicato e realizzare il mio sogno.
cura di ROBERTO P. TARTAGLIA: giornalista e scrittore indipendente. Fondatore di www.viverediscrittura.it, il primo sito per imparare a diventare scrittori indipendenti. Il suo sito personale dove trovare i suoi libri e i suoi videopost è http://www.robertotartaglia.com.
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Una volta completato “Casus belli”, ciò che mi restava da fare era uscire allo scoperto. Inviare il mio manoscritto alle case editrici e ai concorsi letterariper opere inedite.
Così, dopo aver tutelato i miei diritti d’autore, iniziai il duro lavoro di spedizione (sia in versione cartacea che in PDF). Lo inviai a un centinaio di indirizzi tra concorsi e case editrici. Sapevo che bisognava attendere.
Ovunque leggessi, c’era scritto che bisognava aspettare almeno 6 mesi per una risposta. Passato quel periodo, solitamente, si poteva anche abbandonare ogni speranza di contatto.
Era l’inizio del 2008.
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Passava l’inverno e, nel frattempo, la primavera, quella che due anni prima mi aveva regalato l’idea di partenza per “Casus belli”, tornava a farsi viva. E, con essa, la speranza.
Passò anche la primavera, ma non ricevetti alcuna risposta. Né dai concorsi, né dalle case editrici (grandi, medie o piccole che fossero).
I primi mesi del 2008 portarono con sé diversi problemi personali e di salute. L’unica speranza che mi restava era quella di essere pubblicato e realizzare il mio sogno.
Ma non fu così.
Leggi tutto: http://blog.bookolico.com/2013/02/11/capitolo-tre-dalleditoria-tradizionale-al-self-publishing/
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Ovunque leggessi, c’era scritto che bisognava aspettare almeno 6 mesi per una risposta. Passato quel periodo, solitamente, si poteva anche abbandonare ogni speranza di contatto.
Era l’inizio del 2008.
Avevo ancora il cuore pieno di fiducia. Ogni giorno controllavo le mie email e la cassetta delle poste per verificare il recapito di una qualche risposta. Intanto i giorni passavano.
Passava l’inverno e, nel frattempo, la primavera, quella che due anni prima mi aveva regalato l’idea di partenza per “Casus belli”, tornava a farsi viva. E, con essa, la speranza.
Passò anche la primavera, ma non ricevetti alcuna risposta. Né dai concorsi, né dalle case editrici (grandi, medie o piccole che fossero).
I primi mesi del 2008 portarono con sé diversi problemi personali e di salute. L’unica speranza che mi restava era quella di essere pubblicato e realizzare il mio sogno.
Ma non fu così.
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cura di ROBERTO P. TARTAGLIA: giornalista e scrittore indipendente. Fondatore di www.viverediscrittura.it, il primo sito per imparare a diventare scrittori indipendenti. Il suo sito personale dove trovare i suoi libri e i suoi videopost è http://www.robertotartaglia.com.