Uno studio americano ha promosso e verificato l'ipotesi per cui si può identificare la tipologia di intervento migliore per la depressione attraverso la rilevazione di un'attivazione cerebrale specifica a livello della corteccia cingolata subcallosale per mezzo della risonanza magnetica funzionale.
400 persone, mai curate per un disturbo dell'umore, sono state divise in due gruppi: un gruppo è stato sottoposto ad un intervento farmacologico, l'altro ad un intervento di psicoterapia. E' stata utilizzata la risonanza magnetica funzionale per poter valutare la presenza o meno di differenze nell'attivazione cerebrale sulla base del tipo di trattamento della depressione ricevuto e dell'esito esprimibile in termini di remissione sintomatologica o mancanza di remissione.
E' stato notato che il grado di connessione tra la corteccia cingolata subcallosale con altre aree cerebrali è associato all'esito del trattamento. Una connessione funzionale positiva sembra essere associata ad una remissione sintomatologica in caso di psicoterapia, ma ad una mancanza di efficacia del trattamento farmacologico. Di contro, una connettività funzionale negativa sembra essere associata ad una remissione in seguito ad un intervento farmacologico e ad una mancanza di efficacia della psicoterapia.
Grazie alla risonanza magnetica funzionale è stato possibile effettuare questa differenza e migliorare la scelta del trattamento.
A cura del Dott Federico Baranzini