Cutting e comportamenti autolesivi: come si curano? | Disturbi dell'Umore, Distimia e Depressione a Milano | Scoop.it

Quanto il cutting, inteso come gesto autolesionistico che prevede il procurarsi dei tagli sul proprio corpo, è frequente nei giovani a tal punto da richiedere un'attenzione particolare?

 

E' stato intervistato il dr. S. Vicari che ricopre i ruoli di referente scientifico e di docente presso l'Istituto ReTe di Roma.

Egli ha affermato: "Il cutting è un'attività autolesiva non suicidaria che gli adolescenti mettono in atto per vari motivi. In genere, sono giovani quelli che lo praticano, ma non necessariamente. Le ragioni possono essere differenti. Ad esempio, perchè questo da loro delle emozioni forti, perchè gli consente di scaricare l'ansia, perchè consente di vivere un'esperienza sul proprio corpo e questo racchiude l'angoscia che queste persone portano dentro. Spesso però dietro c'è un quadro psicopatologico anche molto importante, come ad esempio la depressione. I campanelli della depressione sono numerosi. Ci sono sia dei sintomi fisici che psicologici. E' molto importante individuarli questi casi, perchè i ragazzi non si fanno del male solo tagliandosi. L'attività autolesiva può essere più o meno grave. Diciamo che questa, soprattutto se è grave, correla molto con il rischio di suicidio. Prevalentemente, le zone del corpo sono le braccia e le gambe, ma poi può trattarsi di tutto il corpo. Può trattarsi anche di un singolo episodio. Generalmente, il cutting tende a presentarsi ripetutamente e con una certa regolarità nei ragazzi. Nel cutting, la terapia più indicata ed efficace è la psicoterapia cognitivo-comportamentale, salvo le forme più gravi in cui il cutting non è isolato ma c'è già l'intenzione suicidaria. E' molto utile fare un parent training, coinvolgendo i genitori e sostenendo la loro azione educatrice".

 

A cura del dott Federico Baranzini - Psichiatra per la Cura della Depressione a Milano

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