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Polimi, Industria 4.0 in Italia vale 1,7 miliardi (+25%). «Raddoppio in due anni, Piano Calenda decisivo»

Polimi, Industria 4.0 in Italia vale 1,7 miliardi (+25%). «Raddoppio in due anni, Piano Calenda decisivo» | Augmented World | Scoop.it

Il mercato dei progetti Industria 4.0 (soluzioni IT, componenti tecnologiche abilitanti su asset produttivi tradizionali e servizi collegati) in Italia nel 2016 ha raggiunto un valore di circa 1,7 miliardi di euro, di cui l’84% realizzato verso imprese italiane e il resto come export. A questa cifra si aggiunge un indotto di circa 300 milioni come componenti Industria 4.0 entro progetti “tradizionali” di innovazione digitale.

Lo dice l’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, la cui edizione 2017 è stata presentata proprio oggi nella sede Assolombarda di Milano davanti a mille persone, contro le 600 che si erano iscritte al convegno dell’edizione 2016.

A pari perimetro rispetto al 2015 il mercato è in crescita del 25%, ma il bello deve ancora venire, visto che il dato 2016 non comprende tutti gli investimenti definiti e varati dopo la pubblicazione del Piano Nazionale Industria 4.0 e dei chiarimenti fiscali collegati. Le aspettative per il 2017, tenendo conto anche di come è andato il primo trimestre, sono ancora più rosee: le imprese dell’offerta si aspettano una crescita annua intorno al 30% che significherebbe un raddoppio in due anni degli investimenti di trasformazione digitale in Italia. E quindi un recupero del ritardo rispetto ai Paesi più maturi, ma anche il rischio concreto di un eccesso di domanda rispetto alla capacità di consegna dei fornitori.

«In un anno è cambiato moltissimo - ha detto Giovanni Miragliotta, Direttore dell'Osservatorio -. Un primo grande risultato è che grazie al Piano Nazionale Industria 4.0, varato lo scorso settembre, e al lavoro di divulgazione di Governo, associazioni, media e anche del nostro Osservatorio il livello di conoscenza su Industria 4.0 è fortemente cresciuto: su un campione di 241 imprese manifatturiere, solo l'8% dichiara di non conoscere il tema (un anno fa era il 38%), il 41% ha letto articoli online, il 32% ha partecipato ad eventi dedicati e il 28% sta valutando di fare qualcosa, mentre un altro 28% sta già adottando soluzioni».

Buona anche la notorietà dello stesso Piano Nazionale (noto anche come Piano Calenda): solo il 16% delle imprese del campione non lo conosce. Tra le altre, il 52% ha deciso di usufruire del superammortamento al 140%, il 36% dell'iperammortamento al 250%, il 29% utilizzerà il credito di imposta per ricerca e sviluppo, il 7% compirà investimenti in startup. Nel complesso, il 73% delle imprese investirà in beni strumentali, il 61% in beni immateriali, il 43% in dispositivi di Advanced HMI o soluzioni di ergonomia-sicurezza e il 30% in sistemi per l’assicurazione di qualità-sostenibilità.

Un quarto delle imprese approfitterà delle agevolazioni del Piano investendo oltre un milione di euro, un altro quarto meno di 500mila euro. Le misure più richieste da aggiungere al Piano sono incentivi per corsi di formazione 4.0 (29%) e per le assunzioni necessarie a colmare il gap di competenze (25%).

«Sembra ormai vinta la prima sfida culturale, quella della consapevolezza sull’Industria 4.0: l’Italia ha un Piano Nazionale, il tema è al centro dell’attenzione del mondo economico e il livello di conoscenza tra le imprese è salito notevolmente – spiegano in un comunicato Alessandro Perego, Andrea Sianesi e Marco Taisch, Responsabili Scientifici dell'Osservatorio -. Ma ora si aprono nuove sfide: bisogna disegnare i progetti sulle specificità di ciascuna realtà (a questo proposito l'Osservatorio ha realizzato DREAMY, uno strumento di di assessment disponibile gratuitamente online, ndr), riuscire a liberarne realmente il potenziale innovativo e misurare i dati raccolti, dotandosi inoltre delle necessarie competenze. Il pieno impatto della trasformazione 4.0 si avrà tra 10-15 anni e vanno formulate strategie e roadmap con lungimiranza. È cruciale che l'ondata di investimenti vada oltre l’opportunità fiscale e si fondi su una vera consapevolezza delle potenzialità della Quarta Rivoluzione Industriale».

Quasi due terzi del mercato Industria 4.0 - il 63%, circa un miliardo di euro - è legata a progetti di connettività e acquisizione dell'Industrial Internet of Things, ha detto al convegno Miragliotta. Le altre tecnologie su cui più si investe sono Industrial Analytics (20%, 330 milioni di euro), Cloud Manufacturing (9%, 150 milioni) e Advanced Automation (sistemi di produzione e movimentazione autonomi e collaborativi, 8% pari a 120 milioni). L’area più di frontiera, l'Advanced Human Machine Interface (wearable e interfacce uomo/macchina come display touch, scanner 3D, visori per realtà aumentata), per il momento rappresenta solo l'1% del mercato.

Nella sua indagine l’Osservatorio ha censito oltre 800 applicazioni 4.0, per una media 3,4 applicazioni per azienda, distribuite nelle tre aree Smart Lifecycle (sviluppo prodotto, gestione del ciclo di vita e dei fornitori), Smart Supply Chain (pianificazione dei flussi fisici e finanziari) e Smart Factory (produzione, logistica, manutenzione, qualità, sicurezza, compliance). Nella Smart Factory, il 38% delle imprese ha adottato soluzioni di Industrial IoT e il 33% di Industrial Analytics, ma oltre un quarto ha investito anche in soluzioni di Advanced Automation e Advanced HMI. Nella Smart Supply Chain il 32% adotta soluzioni di Industrial Analytics e il 15% di Industrial IoT, mentre è ancora basso l’uso di piattaforme cloud. In ambito Smart Lifecycle, l’Additive Manufacturing è centrale nelle fasi di prototipazione, ma sono le applicazioni IoT, Analytics e Cloud a crescere di più, attestandosi su livelli poco inferiori al 20%.

«Con una media di 3,4 applicazioni per azienda, l’indagine rivela l’ottima vitalità delle imprese italiane nell'Industria 4.0 – continua Miragliotta -, ma la situazione non è omogenea per numero e dinamica delle applicazioni, oltre che per posizionamento rispetto ai concorrenti: Industria 4.0 sta diventando, già in questa fase sperimentale, un elemento di differenziazione tra le imprese».

L'Osservatorio Industria 4.0 ha individuato oltre 100 skill tecniche necessarie per realizzare modelli di business di Industria 4.0. La più desiderata è la capacità di “definire un piano di adozione delle tecnologie per il miglioramento dei processi produttivi”, su cui solo il 46% si sente preparata. Quasi altrettanto importante è ritenuta poi la “capacità di integrare digitalmente i processi di business con clienti e fornitori lungo la supply chain”, su cui il 54% delle imprese si sente preparata ma nel 75% dei casi è comunque previsto un potenziamento tramite programmi di formazione, nuove assunzioni o collaborazioni.

«Per cogliere davvero la sfida dell'Industria 4.0, le aziende devono rivedere strategie di selezione e sviluppo delle risorse umane, ma anche i piani di formazione, le reti di collaborazione – commenta Sergio Terzi, Direttore dell'Osservatorio industria 4.0 -. La skill considerata più rilevante non è affatto banale perché richiede di contemperare prospettiva strategica di business e tecnica, considerando le implicazioni sulla sicurezza fisica del personale, cybersecurity, privacy, proprietà dei dati e altri aspetti legali».

Per dotarsi delle competenze mancanti, l’8% delle aziende selezionerà nuovo personale o avvierà collaborazioni sulle skill chiave dell'Industria 4.0, in particolare per ricercare la capacità di definizione del piano di adozione delle tecnologie, quelle di analisi, modellazione e simulazione dei dati di produzione provenienti da sensori e dispositivi, e per la conoscenza di sensoristica e piattaforme IoT per il monitoraggio dei flussi di materiali. Le competenze per cui invece sono in corso o pianificate nei prossimi 18 mesi azioni di formazione sono soprattutto nella gestione della produzione: definizione del piano di adozione delle tecnologie per i processi produttivi (33%), analisi, modellazione, simulazione dei dati di produzione (31%) e progettazione di sistemi di manutenzione predittiva (31%)

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Realtà Aumentata Versus Realtà Virtuale

Realtà Aumentata Versus Realtà Virtuale | Augmented World | Scoop.it

Anche se le tecnologie della realtà virtuale (Virtual Reality) e della realtà aumentata (Augmented Reality) sono nate qualche decennio fa, solo di recente hanno attirato l'attenzione del grande pubblico. Per la maggior parte delle persone, AR e VR sembrano abbastanza simili. 


La maggior parte delle persone confonde i due termini, anche le pubblicazioni di tecnologia a volte usano i termini in modo intercambiabile. E in molte conferenze, seminari e/o workshop, ci si confonde spesso nel comprendere la differenza tra le due tecnologie (che creano due innovative modalità di comunicazione). 


Tuttavia la differenza non è da poco e possiamo evidenziarla in questo modo: la Realtà Aumentata permette la sovrapposizione di informazioni alla realtà senza che l’utente perda il contatto da questa (la realtà viene arricchita, aumentata); la Realtà Virtuale è in grado di immergere l’utente in una nuova realtà totalmente simulata.  

La realtà aumentata produrrà così una modalità di comunicazione aperta,"trasparente", dove alla realtà circostante le informazioni aggiuntive non sono solo sovrapposte, ma sono contestuali alla stessa. Ben diversa è la modalità di comunicazione "occlusiva" prodotta dalla realtà virtuale dove le informazioni costituiscono l'ambiente artificiale in cui è totalmente immerso l'utente. 


L’avvento di dispositi per la realtà virtuale (come i visori Oculus Rift, appena messi in commercio, o i Samsung Gear VR) e di smartphone/tablet e smart glasses sempre più performanti sta aprendo le porte ad un esplosivo successo commerciale. Un mercato quello legato ad Augmented & Virtual reality, che secondo le stime di Digi-Capital, nel 2020 raggiungerà 120 miliardi di dollari: 90 miliardi di dollari per la Augmented Reality e 30 miliardi di dollari per la Virtual Reality. 


Da questi dati si evince chiaramente che la realtà aumentata sarà la tecnologia che modificherà sostanzialmente il nostro modo di comunicare e, soprattutto, di interagire con essa. Lo hanno dimostrato già in tanti campi d'applicazioni sviluppatori ecreatori di contenuti nel produrre nuove modalità di narrazione aumentata (penso agli augmented book p.es. come "la sirenetta" - The Little Mermaid "https://www.youtube.com/watch?v=pqsFx_CHv44", ma i casi sono numerosissimi). 


In tutte le occasioni in cui mi ritrovo per lavoro o per diletto a parlare di realtà aumentata ripeto sempre che questa è come un grande contenitore dove ci si può mettere tutto, frullare e ottenere un nuovo oggetto comunicativo. E' un po' come la nascita di un nuovo linguaggio, abbiamo le lettere ma se non le inseriamo secondo una certa sequenza e non rispettiamo la sintassi, non otteniamo niente di leggibile. Questo è solo per dire che le potenzialità di questa tecnologie e di conseguenza, di queste nuove modalità di comunicazione, saranno espresse al massimo se saremo capaci di metter al centro di tutto i contenuti.

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Augmented reality, an investment for the future

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2014 has certainly been the year for augmented reality. On September 8, exactly eight months after its launch, the augmented reality community met at the NUMA offices in Paris, to work together on approved priorities for action.


Since January 8, the members of this community have further developed the Plan for a New Industrial France by setting the priorities for action and defining the innovative applications associated with augmented reality. “The roadmap set out by the government at the beginning of 2014 was approved on June 4 by the steering committee chaired by the Minister,” says Vincent Marcatté, Director of Open Innovation at Orange Labs, chair of the Images & Networks cluster and lead on the augmented reality plan.

Mirko Compagno's insight:

 

At the meeting held on September 8, Vincent Marcatté outlined the main features of the current French landscape into which augmented reality is emerging: “there are clearly opportunities on the world market,” he explained. “But to make them happen, we need to facilitate meetings between the stakeholders who are experts in the technology and applications, and all the market sectors that will use augmented reality to boost their competitiveness. Augmented reality will feed into every sector of the economy.”

 

Laure Duchaussoy, from the DGE (The French Directorate General for Enterprise), emphasized: “Augmented reality will have a significant impact on practices in the cultural, industrial and health sectors, in e-education, digital content, online commerce, video games, etc., all of which are promising avenues for development. We need to build partnerships to make these initiatives a reality, and this is why we have recommended launching a call for expression of interest in setting up these new projects.”

 

Vincent Marcatté added: “It is also an issue of data sovereignty and it is essential that we are able to play a key role along the whole of the augmented reality value chain, from creating content, through mediation, to installing applications on new terminals. We need to pool our efforts to be more competitive, to speed up the technological switchover, to make more widespread use of augmented reality and to communicate our expertise and successes.” “This is what will kickstart this sector,” he concludes.

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A terrifying short film shows what could happen in an augmented reality future

A terrifying short film shows what could happen in an augmented reality future | Augmented World | Scoop.it

London artist Keiichi Matsuda has a jarringly dystopian view of the future. In his concept film "Hyper-Reality," he shows what it could one day be like to do mundane tasks using an augmented-reality interface that looks like a cross between Google Glass and Marvel's fictional J.A.R.V.I.S. 


In the film, the protagonist rides a bus and gets groceries in Medellín, Colombia, but it's much more complicated than that. Viewers watch from her perspective as she's bombarded by gamified activities, deal notifications, branded pop-up windows, customer service messages, and of course, advertisements. If you've ever found yourself annoyed by a commercial aspect of the internet, "Hyper-Reality" is sure to make you feel anxious. 


For more, https://vimeo.com/166807261

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Microsoft HoloLens: Galaxy Explorer Ep. 6 - Coming to Life

Galaxy Explorer, the winning app idea for HoloLens in Microsoft’s “Share Your Idea” contest, is finally coming to life in the latest episode of the YouTube mini-series chronicling its development. 


If you didn’t follow the development process from the beginning, Galaxy Explorer is an award-winning space exploration app that will allow users to travel in the Milky Way and visit the surface of planets by using HoloLens AR capabilities and gestures. 


The app is also a learning tool as it is designed to provide scientific information about the galaxy and all the planets that users can virtually visit. During last week’s previous episode, the Galaxy Explorer team explained how it needed to refine the HoloLens experience to get a nod of approval from Microsoft’s Creative Director of Devices and Studios. 


But this week’s episode is all about “the hardest week of the project” as the team finishes the last week of development and prepares for two more weeks of polish work. It’s very interesting to hear the team reflect on the progress they’ve made so far and all the obstacles that they had to surpass in just six weeks of development. 


The development team is still excited to open-source the Galaxy Explorer code as Senior Program Manager Jessica Zahn shares that “this project will be successful if people download the code and go and build incredible things that we haven’t thought of ever before for HoloLens.” Stay tuned as we may hear more about Galaxy Explorer during Build 2016 next week.

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Internet delle Cose applicata alle smart cities, nel 2025 varrà 5.200 miliardi di dollari nel mondo

Internet delle Cose applicata alle smart cities, nel 2025 varrà 5.200 miliardi di dollari nel mondo | Augmented World | Scoop.it

Un nuovo studio McKinsey quantifica l’impatto economico potenziale dell’Internet of Things a livello globale entro una decina d’anni. Applicate solamente all’economia urbana, le soluzioni IoT potrebbero generare un valore di oltre 5.200 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Mirko Compagno's insight:

 

Il mercato delle soluzioni e delle tecnologie Internet Of Things (IoT) è in rapida espansione. Sempre nuove applicazioni IoT trovano posto in più settori dell’economia mondiale e in particolare in ambiente urbano.

 

Il nuovo studio “The Internet of Things: Mapping the value beyond the hype” di McKinsey Global Institute, illustra un trend di crescita rilevante per tali tecnologie, fino ad un valore indicativo di 11 trilioni di dollari a livello globale nel 2025.

Ad emergere più di altri sarà il comparto industriale, quello delle smart factories, con un valore approssimativo di 1.200 – 1.300 miliardi di dollari, seguito da più mercati verticali relativi alle smart cities, che messi assieme arrivano a 5200 miliardi di dollari tra una decina d’anni.

Disgregando quest’ultimo dato, troviamo che buona parte del valore di mercato dell’Internet delle Cose urbana è dato dai settori della sicurezza pubblica, della sanità, del traffico, della gestione efficiente delle risorse (1,7 trilioni di dollari), seguiti da quelli della logistica, della smart mobility, dell’emobility, dai sistemi di navigazione e geospaziali, dall’automazione M2M applicata all’automotive e delle automobili a guida automatica (circa 1400 miliardi di dollari), e per finire dal promettente mercato di tecnologie e servizi smart home, con le soluzioni per l’efficienza energetica, l’interconnessione degli oggetti smart, per la sicurezza e l’automazione (circa 300 miliardi di dollari).

Le condizioni necessarie, secondo il Rapporto McKinsey, affinché tale panorama si affermi tra una decina d’anni, sono:


interoperabilità dei sistemi IoT;


utilizzo diffuso e intelligenti degli IoT Data (non solo per prevenire e risolvere anomalie, ma per ottimizzare tale sistemi e massimizzarne il valore);


potenziamento delle applicazioni B2B e nel settore consumer per i segmenti fitness e automotive;


maggiore attenzione alle economie emergenti, che da sole varranno il 40% del mercato IoT nel 2025;


centrare la fortuna del settore sulle persone, sui servizi che ruotano attorno ad esse e le smart communities (elemento declinato in imprese, consumatori, utenti di servizi pubblici e privati, pazienti di strutture sanitarie e molto altro), come ad esempio la telepresenza che da sola potrebbe valere 1.100 miliardi di dollari l’anno.

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