“Ore 10:30 – Il docente lancia l’esercitazione”.
Leggo la frase scritta su un manuale e subito emergono due sensazioni: la pancia mi dice che “qualcosa non funziona” e la mente risponde che “potrebbe funzionare”, in quell’interessante intreccio dove l’una non sconferma completamente l’altra.
Uscii da quella stanza con un regalo che ancora oggi non finisco di scartare: per parlare e per scrivere è necessario saper ascoltare.
Ascoltare il suono delle parole che attraverso lo stimolo del timpano trasmettono immagini che sono impossibili da vedere ma a cui il corpo reagisce, poi un attimo di separazione e la mente riesce a pensare oltre il significato, oltre il senso in un rapporto totale e complesso con la realtà dell’altro.